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I ragazzi di Locri incontrano i marchigiani a Jesi

6' di lettura 30/11/-0001 -
Si è ripetuto per la quarta volta il tradizionale incontro dell’Epifania, a Jesi, con personalità che operano per un Mondo di Pace. Quest’anno la città ha chiamato all’appello i Ragazzi di Locri.

di Giulia Torbidoni
giulia@viveresenigallia.it


E’ormai annuale e tradizionale l’appuntamento che la Tavola per la Pace e il Comune di Jesi lanciano per ogni 6 gennaio a tutti i cittadini marchigiani, e non solo, coinvolti ed interessati a personalità e lavori di Pace!
Si era iniziato nel 2003 con Gino Strada, l’anno seguente con Padre Alex Zanotelli, lo scorso anno con la giornalista israeliana Manuela Dviri e la dottoressa palestinese Joumana Odeh. Quest’anno sono stati i ragazzi di Locri a parlare.
Locri è la città più importante che si trova nella Locride, hanno precisato. Dai piccoli paesini della Locride sono confluiti nelle vie di Locri tutti i ragazzi che hanno protestato e che continuano a farlo contro la ’ndrangheta dopo l’omicidio di Fortunio, avvenuto lo scorso 16 ottobre davanti al seggio delle primarie.

Tre erano i ragazzi, rappresentanti del grande gruppo, che hanno parlato. Vivere in un posto malato di ’ndrangheta significa, specie per i giovani, non avere possibilità di scelta, alternativa legale e leale, sentirsi liberi nella propria terra. Tutto questo naturalmente spinge alla fuga; ecco perché per combattere questo male uno dei punti fondamentali è il non lasciare la propria terra, l’esserci, l’opporsi. E’ un’opera di resistenza, nel più alto senso della parola: l’opporsi con la propria faccia e la propria giovinezza per continuare a vivere come si vuole, non come è imposto. Per arrivare a questo punto si rischia tutto. Proprio come hanno fatto i tanti cittadini che si sono opposti. Hanno perso la vita. Atroce è il solo pensare di dover vivere nel luogo in cui si è nati, nel quale si hanno radici, affetti e vecchi sepolti, non in libertà, rispettando le leggi dell’unico Stato, ma sotto il giogo di uno stato secondo che abilmente si è sostituito al primo e che lede i diritti dei cittadini. Per chi non vuole sottostare due sono le alternative: la fuga, ed è fuga obbligata e sofferta, o la morte.
Ma per chi rimane cosa c’è? Una lotta quotidiana, appunto, non affiancata dallo Stato. E da questo punto nasce la riflessione. Se lo Stato per primo non offre un’alternativa di studio, lavoro, legalità, se lo Stato per primo non offre protezione ai cittadini, rispetto delle leggi, punizioni e una vera lotta contro la criminalità organizzata, come si può pensare che i cittadini per primi trovino giusto immolarsi per una causa persa in partenza? Come ci si può aspettare da padri di famiglia o da questi giovani una rivoluzione che metta in pericolo solo la loro vita e non il potere stabilito?

Questi giovani, coraggiosamente, lo fanno. Ora tocca allo Stato fare la sua parte, non solo non dimenticandoli, ma entrando e imponendo una moralità forte. Non ci si può sentir dire da questi giovani che non hanno fiducia in nessuno perché chiunque entri in posizioni di potere scende a compromessi o è connivente con le famiglie più potenti della ’ndrangheta.
Se lo Stato e la ’ndrangheta sono la stessa cosa non c’è possibilità di scelta per i cittadini. La legalità è diventata quella illegalità, sporca e bassa, contro cui lo Stato non fa nulla.

Questi ragazzi, appena diciottenni o più piccoli, si trovano a fare i conti con il loro futuro non solo di studio o di lavoro, ma di moralità, lealtà e sopravvivenza. Sanno che verranno in qualche modo a contatto diretto con quella legalità sporca e bassa, così come è successo per i loro padri e nonni, e sanno che in quel momento dovranno fare i conti con quello che pensano e vogliono e quello che invece troveranno. Sanno già che rischieranno. Sanno che devono agire ora, per trovarsi sempre più preparati. Chi di loro avrà un piccolo negozio, un ristorante, chi di loro diventerà consigliere comunale ecc…ecc…cosa accadrà?
I ragazzi di Locri. Da qualche mese a questa parte tutti ne parlano, tutti li conoscono e li stimano, tutti se li giocano per avere dalla loro parte il concetto di lotta alla criminalità organizzata, ma loro non sono di nessuno. Con la stupenda leggerezza de giovani parlano a tutti e con tutti, ma sono liberi da tutti. Non appoggiano alcun partito politico, pur avendo un certo colore la loro lotta, nè mirano ad agire dentro le istituzioni: in quel modo sarebbero direttamente controllati dalla ’ndrangheta stessa. Agiscono sulle coscienze delle persone, lanciano una sfida ed un messaggio a tutta Italia: il non dimenticarli. I partiti politici saliti sul trono di Roma lo hanno sempre fatto e lo faranno, ma i cittadini possono ricordarsi di loro e premere affinché lo Stato smetta di accettare questo connubio tra istituzioni e sporcizia. La ’ndrangheta, così some la mafia o la camorra, non vogliono il potere: lo hanno già.

Per fortuna ci sono delle persone che fanno dell’anti-mafia un principio cardine del proprio agire, per fortuna la Sicilia ci ha dato intanto un buon segno scegliendo alle primarie del centro-sinistra Rita Borsellino, incarnazione delle vittime e dell’azione anti-mafia, per fortuna Nichi Vendola ha iniziato una politica di controllo pubblico dei rifiuti o di quelle risorse che potevano essere oro per la sacra corona unita come l’acqua. In Calabria non c’è ancora una persona che possa raccogliere la fiducia dei cittadini per la sua lotta contro questo regime di violenza e illegalità, ma qualcosa si sta movendo e bisogna raccogliere l’appoggio di tutta la nazione. E’ una lotta che parte dal basso, dalla gente e da questi giovani, che intanto hanno costruito un forum nel quale discutere le varie iniziative da fare. I cittadini sono con loro, con paura e speranza. Questi giovani volti potranno essere nuove persone di giustizia e pace, perché amano la loro terra.
Platone nel “Timeo” ha scritto di Locri “(20)…Timeo, qui presente, che viene da Locri in Italia, una città retta da ottime leggi….”. Questo è il principio e la fine dei cittadini e della politica per questi giovani: non dimentichiamoli.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 09 gennaio 2006 - 1447 letture

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