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I nuovi volti della tradizione. Etnografia del maggio marchigiano

7' di lettura 30/11/-0001 -
Domenica 29 gennaio sarà presentato il libro “I nuovi volti della tradizione. Etnografia del maggio marchigiano” (Ed. L’Orecchio di Van Gogh), di Giacomo Medici.



Si terrà il domenica 29 gennaio, alle ore 17.00, presso l’Auditorium Santa Teleucania di Morro D’Alba la presentazione del libro “I nuovi volti della tradizione. Etnografia del maggio marchigiano”, di Giacomo Medici, giornalista scrittore, nonché collaboratore del quotidiano Corriere Adriatico e recensore della rivista specialistica “Folk Bulletin”. Il libro nasce dalle ricerche etnomusicologiche condotte sul campo dall’autore negli ultimi anni, durante i quali si è dedicato allo studio delle forme rituali marchigiane e delle nuove funzioni che, evolvendosi, sono andate ad assumere.

Soggetti principali del volume sono il Cantamaggio di Morro D’Alba e il Piantamaggio di Domo, riti molto antichi che si sono mantenuti in vita grazie alla loro capacità di adattamento ai nuovi contesti sociali. Racconta Giacomo Medici: “Questa esperienza è stata gratificante sotto tutti i punti di vista, innanzi tutto perché nasce dal sostegno offertomi dalla mia ex professoressa Tullia Magrini, grande etnomusicologa purtroppo recentemente scomparsa, dal Professor Marco Santoro dell’Università di Bologna, che firma la prefazione, e da Gastone Pietrucci, leader storico del folk revival marchigiano e de ‘La Macina’ che, oltre a firmare la post-fazione, ha collaborato con la propria consulenza scientifica. Il libro riassume le mie ricerche riguardanti il Cantamaggio del Centro Italia e, principalmente, quello di Morro D’ Alba, che viene descritto attraverso l’etnografia dell’edizione 2004. Ho intervistato i protagonisti della performance rituale, partendo dagli ultimi portatori della tradizione, prima di illustrare quali sono le fasi principali della pratica ed i significati ad essa correlati. Ciò è servito poi a valutare le evoluzioni del rito e ad analizzare in quale modo oggi il pubblico partecipa a questa performance rituale allargata”.

Altro “punto forte” della pubblicazione è la descrizione del Piantamaggio di Domo, frazione di Serra San Quirico nella quale, ogni anno, viene innalzato, la notte del trenta aprile, un pioppo alto più di venti metri, simbolo di fertilità e di cooperazione tra i membri della comunità. Le frazioni limitrofe cercano successivamente di tagliarlo, in una competizione curiosa nata tra i comuni della zona che ha rifunzionalizzato il rito. Spiega l’autore: “Domo è una delle poche realtà ancora legata al Piantamaggio. Alla luce di questo credo che sia stato importante parlarne in un libro, permettendo a più persone di conoscere questa pratica così peculiare e affascinante”.

Il volume contiene, oltre alla storia dei riti presi in considerazione e all’analisi della loro evoluzione, anche una serie di interessanti interviste fatte ai portatori della tradizione e un’appendice fotografica che nasce dalla collaborazione tra Medici e Michel Giaccaglia, fotoreporter e documentarista de “Alle falde del Kilimangiaro” .

Interverranno alla presentazione, oltre all’autore, il sindaco di Morro D’Alba Simone Spadoni, Gastone Pietrucci, Don Gianni Chiavellini e Michel Giaccaglia. Parteciperanno inoltre alcuni tra i più noti esponenti del folklore dell’Anconetano e del Fabrianese

Al termine della presentazione si potranno degustare diversi tipi di vino Lacrima, offerti dall’Amministrazione Comunale

Dalla prefazione al volume:E’ un ricco e dinamico panorama intellettuale che fa da sfondo al libro di Giacomo Medici. Egli ha identificato nella sociologia della produzione culturale e in quella dei consumi la chiave per lo studio, in particolare, di una manifestazione di cultura popolare marchigiana, che sopravvive proprio grazie alla sua capacità di rinnovarsi ed integrarsi con quegli stessi mutamenti sociali e culturali che stanno sollecitando anche gli studi demologici a ripensarsi. Essi si sono dovuti negli ultimissimi anni nuovamente rimettere in gioco, hanno dovuto rivedere i propri metodi e assunti, ripensare i propri statuti e infine aprire alle nuove prospettive di ricerca che dalla sociologia sono state elaborate nel corso degli ultimi venti, trent’anni, soprattutto negli Stati Uniti, con significativi contributi da parte di studiosi rappresentanti di società e di gruppi sociali che si sarebbero una volta detti - e che ancora si dicono, con evidenti riferimenti gramsciani - subalterni: minoranze etniche, paesi ex coloniali, categorie più o meno “devianti” e trasgressive. E’ anche grazie a lodevoli studi come questi - e quindi ai loro altrettanti lodevoli autori - che iniziative culturali nate e gestite localmente spesso per puro spirito di volontariato e di partecipazione alla vita della comunità possono farsi conoscere - e riconoscere per il loro valore - nell’economia contemporanea, che non è solo sempre più globale ma anche sempre più simbolica, creativa e, come ben sappiamo, multiculturale. In fondo, ciò che questo libro suggerisce a chi non sia del posto (ma anche a chi tra i locali provi a riflettere sulla sua probabile ricezione) è che la via al multiculturalismo di cui tanto si parla può passare non solo per il bhangra, il rap o il chador ma anche per il maggio delle comunità marchigiane”.

Marco Santoro

Dalla postfazione al volume:In questo suo curato e appassionato saggio Medici analizza, oltre al Cantamaggio di Morro D’Alba, altri due importanti fenomeni della tradizione marchigiana: il Piantamaggio di Domo e il Cantamaggio di Fabriano. Per il Piantamaggio devo essergli grato perché, seguendo inizialmente una mia indicazione, è riuscito studiare e documentare esaurientemente questa tradizione, che credevo tramontata o in via di inesorabile estinzione. L’autore si è tuffato in questa vera e propria ricerca sul campo, assistendo al Piantamaggio e soprattutto vivendo in simbiosi con gli stessi “operatori” del rito; ora grazie a lui siamo informati ancora di più su questo antichissimo rito, simbolo di fertilità e di benessere. Per quello che riguarda invece il Cantamaggio di Fabriano, Medici nel suo libro si confronta con una delle scoperte più importanti e fortunate di tutta la mia ricerca, una preziosa e “strana isola musicale” che si distingue nettamente dal resto delle Marche. E’ quindi con vera gioia che saluto l’uscita di questo interessante lavoro. Finalmente un giovane partito con il piede giusto e con il giusto entusiasmo”.

Gastone Pietrucci





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 20 gennaio 2006 - 1707 letture

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