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Italiani cincali, prima parte di un progetto teatrale sull’emigrazione italiana

3' di lettura 30/11/-0001 -
Prosegue l’8° stagione di teatro giovani di Jesi “PASSAPAROLA... A TEATRO A PREZZO DI UNA BIRRA”. Mercoledì 1 marzo al Teatro Studio “Valeria Moriconi” il Teatro dell’Argine presenta “ITALIANI CINCALI”, prima parte di un progetto teatrale sull’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra.

da Teatro Pirata


Prosegue l’ottava stagione di teatro giovani di Jesi “Passaparola... a teatro a prezzo di una birra” promossa dal Comune di Jesi (Assessorati alla Cultura e Spettacolo, Assessorato ai Servizi Sociali) e Fondazione Pergolesi Spontini, in collaborazione con la Rassegna Malati di Niente, con la Direzione artistica e organizzativa del Teatro Pirata ed il contributo dello sponsor Banca Popolare di Ancona.
Mercoledì 1 marzo (ore 21,15) al Teatro Studio “Valeria Moriconi” il cartellone propone il terzo appuntamento con ITALIANI CINCALI. Prima parte: minatori in Belgio e la compagnia bolognese Teatro dell’Argine a cura di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta.
In scena un pezzo di storia italiana recente ma difficile e dimenticata, poichè il tema è quello, pochissimo sondato nei palcoscenici italiani e quasi rimosso nella coscienza civile, dell’emigrazione italiana nell’ immediato secondo dopoguerra e soprattutto dell’epopea di migliaia di italiani che popolarono l’inferno delle miniere in Belgio, in alcuni casi senza farvi più ritorno.
Cincali che dà il nome a questo ambizioso progetto teatrale imperniato sul primo caso di emigrazione assistita dallo Stato nell'immediato dopoguerra, era una sorta d’insulto, o meglio un epiteto dispregiativo, che i lavoratori italiani si sentivano rivolgere in Svizzera: che volesse dire “zingaro” oppure fosse la storpiatura di “cinq” (nel dialetto emiliano “cinque” nel gioco della morra) alla fine poco importa poichè di un complimento certo non si trattava.

Frutto di un doppio lavoro sulla memoria, la propria (di figlio di emigrante al nord) e quella dei veri protagonisti di quell’epopea, lo spettacolo che ci propone Perrotta, giovane talento leccese (coautore insieme a Nicola Bonazzi) nasce infatti da un interminabile serie di interviste e memorie raccolte personalmente dagli autori dal vivo tra il 2002 e il 2003, girando l’Italia e soprattutto la Puglia, durante un’accurata e scrupolosa attività di documentazione storiografica sull’emigrazione italiana dell’immediato dopoguerra realizzata anche su materiali di archivi pubblici e privati, lettere, diari, e destinata poi, nell’alveo della più recente e già illustre narratività scenica italiana, a concretizzarsi in due distinti spettacoli teatrali.
Sulla memoria di chi l’emigrazione la fece per davvero si incardina il primo capitolo del progetto teatrale Italiani Cincali, che tra momenti di sorridente levità e di coinvolgente tragicità, ricostruisce l’amara odissea dei minatori italiani in Belgio, emigranti di “scarto” rispetto a quelli proiettati oltreoceano, perchè destinati a fare gli stagionali a vita, passando la vita (e spesso perdendola come a Marcinelle), tra le miniere a mille metri di profondità e le malsane baracche appositamente allestite per loro.
Lo spettacolo si inserisce a pieno titolo nella nuova narratività scenica italiana, in quel filone che dal Racconto del Vajont di Paolini, attraverso Il caso Moro di Marco Baliani giunge fino alle narrazioni ellittiche di Ascanio Celestini: Mario Perrotta appartiene a questa seconda generazione di affabulatori dove il teatro narrazione si sposa con il teatro civile, facendosi carico di raccontare per riesumare pagine sepolte della storia dell’’Italia di oggi e di ieri, per non dimenticare, come in questo caso, quando gli albanesi eravamo noi .

INFO
Biglietteria Teatro “G. B. Pergolesi” tel. 0731.538355
Teatro Pirata, Via F. Conti 3 - Jesi, tel. 0731.56590
www.teatropirata.com
box@teatropirata.com





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 24 febbraio 2006 - 1564 letture

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