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La testimonianza del Vescovo Rocconi

5' di lettura 30/11/-0001 -
Con trepidazione, ma anche con tanta serenità attendo il momento della mia Ordinazione Episcopale. Non ho potuto fare a meno, in questi giorni, di ritornare là dove è maturato il mio sì, nella S. Casa di Loreto, a chiedere ancora sostegno per me e per le Chiese sorelle di Senigallia e di Jesi.

da Mons. Gerardo Rocconi


Mi soffermo spesso in questi giorni sul sul cap. 17 del Vangelo di Giovanni: è la preghiera sacerdotale di Gesù, il quale prega per gli Apostoli: Padre custodiscili nel tuo amore; ma poi prega anche per i discepoli di tutti i tempi: Tutti siano una sola cosa. Come Tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

E' naturale che in questi giorni il mio pensiero sia uno solo: la necessità di prepararmi bene alla S. Ordinazione. Per questo, fra le altre cose, richiamo alla mia mente i colloqui di Gesù con i Dodici. Certo la Settimana Santa da poco trascorsa in tante occasioni ha messo in risalto chi deve essere il Vescovo in mezzo al suo popolo. L'abbiamo sentito solo soprattutto la sera del Giovedì Santo: "Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, ancvhe voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi (GV 13,13-15)

E' indubbiamente questo lo spirito con cui mi preparo. Non cerco né piedistalli, né riconoscimenti: desidero solo essere quello che Gesù si aspetta da me. L'unico mio desiderio è comprendere giorno dopo giorno quanto il Signore desidera e avere la forza di proporlo e realizzarlo.

Nel momento in cui la trepidazione sembra prendere un posto troppo importante, faccio mio il dialogo di Gesù con Pietro: Pietro, mi ami tu. Signore tu sai che io ti amo. (Gv21,17). E questo dialogo, ripetuto tante volte mi guarisce interiormente e mi dà pace. D'altra parte, non c'è altra via, che quella della fede, per capire cosa voglia dire veramente Vescovo.

Non ho in mente né programmi, né strategie pastorali. Però ho chiaro lo spirito con cui intendo andare. Più volte ho ripetuto: "Perché il Signore ha scelto me? Cosa ci ha trovato? Io ancora non l'ho visto". Però di fronte alla certezza di una chiamata, ripeto come Maria, come Pitero: "Non capisco ma mi fido e - come mi ha suggerito il Santo Padre Benedetto XVI - sulla Sua Parola si va avanti".

Io non ho mai fatto grandi cose. La mia vita è stata sempre così: piccola, semplice, anche quando ero parroco di una grande parrocchia come Chiaravalle. Però ho cercato sempre di essere pronto ad ascoltare, disponibile al dialogo, paziente e misericordioso, disponibile a prendere per mano chi si affidava a me. Probabilmente il Signore per adesso mi chiede questo, altro non so vedere: e allora da qui intendo partire.
Più persone mi hanno chiesto: Cosa vuol dire fare il Vescovo, quale è il suo compito?

Spontanemente il pensiero mi va a quella frase che conclude ognuna delle lettere alle sette Chiese che troviamo all'inizio del libro dell'Apocalisse: "Chi ha orecchi ascolti ciò che lo SPirito dice alle Chiese".

Sono in un profondo atteggiamento di ascolto di quanto il Signore giorno per giorno ha da darci si comprende il cammino che la Chiesa deve percorrere. In realtà il rinnovamento, che poi è una perenne conversione, non può consistere semplicemente nel portare avanti i nostri progetti, quanto piuttosto i progetti del Signore.

Partendo da questa premessa, il vescovo deve dare particolare importanza all'annuncio della Parola. Deve esortare all'ascolto orante della Parola. Sapendo, inoltre, che tutti possono essere via dello spirito, il Vescovo deve favorire una intensa vita di comunione, in particolare fra tutte le realtà che gli sono state affidate.

Una particolare attenzione il Vescovo la deve avere per i Sacerdoti: è bellissima la vita di un sacerdote, ma questo non vuol dire né che sia semplice, né che sia facile. I Sacerdoti, infatti, sono sempre di meno in una situazione che richiede loro un impegno sempre maggiore e più qualificato.

Collegato a quanto ho appena detto c'è da affrontare il problema della mancanza di vocazioni. E ancora collegato a questo c'è la situazione dei giovani e quella della famiglia. Solo per indicare alcuni degli ambiti in cui il Vescovo deve muoversi.
Ma non è questo il momento per tali argomenti.

Voglio solo dire che ogni giorno che passa vedo maggiormente l'amore e la misericordio del Signore che mi permette di accettare la mia inadeguatezza e mi permette di essere paziente anche con me stesso.

A tutti chiedo di essere accompagnato con una intensa preghiera: ma so che questo sta già accadendo e per questo voglio esprimere tutta la mia gratitudine ai Sacerdoti, agli amici e ai tanti fedeli che hanno capito che quando uno viene chiamato ad essere sacerdotale, vescovo, o a qualsiasi altro impegno di vita, l'unico regalo che conta e serve è affidarlo al Signore.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 28 aprile 2006 - 1426 letture

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