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Fabriano: giovedì 7 dicembre presentazione del volume su Luigi Fabbri
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Giovedì 7 dicembre, alle ore 18, nell’Oratorio della Carità, sarà presentato il volume “DA FABRIANO A MONTEVIDEO – LUIGI FABBRI: VITA E IDEE DI UN INTELLETTUALE ANARCHICO E ANTIFASCISTA”, a cura di Maurizio Antonioli e Roberto Giulianelli. |
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dal Comune di Fabriano
www.comune.fabriano.an.it
Si tratta della raccolta degli atti dell’importante convegno che si tenne nel Teatro Gentile di Fabriano poco più di un anno fa, un convegno di studi a carattere internazionale che tratteggiò in modo ampio la figura di Fabbri senza alcun dubbio una delle figure più importanti dell’anarchismo italiano del primo novecento.
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Il convegno era stato organizzato dal Comune di Fabriano e dalla Provincia di Ancona in collaborazione con la Biblioteca Segantini di Pisa e con la partecipazione dell’Istituto regionale per la storia della liberazione delle Marche.
Nato a Fabriano nel 1877, Luigi Fabbri morì esule a Montevideo nel 1935, in Uruguay, dove venne costretto ad espatriare espulso dal governo di Parigi. In Francia si era rifugiato per fuggire dal fascismo. Per quasi tutta la vita collaborò strettamente con Errico Malatesta. Le sue notevoli doti di organizzatore e di promotore culturale gli permisero di dar vita a giornali e riviste di grande rilievo, fra cui si possono ricordare “Il Pensiero” (Roma, 1903-1911), “Pensiero e Volontà” (Roma, 1924-1926) e “Studi Sociali” (Montevideo, 1930-1946). Fece parte della redazione di molti dei principali fogli libertari e la sua firma comparve sulle colonne di numerose altre testate italiane e straniere del tempo.
Ostile al settarismo e alla violenza individuale, anche qualora usata per obiettivi rivoluzionari, si aprì al dialogo con gli altri partiti della sinistra, stringendo relazioni amichevoli con vari loro leader.
Restò sempre fedele alla scelta antimilitarista e si dichiarò contrario all’ingresso dell’Italia nella Prima guerra mondiale.
A Fabriano – dove tornò a risiedere nel 1913-1915 dopo avere vissuto a Recanati, Roma, Jesi e nel Bolognese – si contò fra i protagonisti della Settimana rossa: ricercato, all’indomani dei moti si vide costretto a riparare in Svizzera, dalla quale poté fare rientro solo alcuni mesi più tardi.
Pungenti furono le sue critiche tanto al governo bolscevico insediatosi con la Rivoluzione d’Ottobre, quanto al fascismo, di cui comprese la vera natura e l’alto potenziale distruttivo con anticipo rispetto alla maggior parte degli osservatori coevi.
Nel 1926 – uno dei due soli maestri a farlo in tutto il paese – rifiutò di prestare giuramento al regime e per questo perse il lavoro e dovette emigrare in Francia, dove entrò in relazione con i massimi esponenti del fuoruscitismo antifascista, fra cui Gaetano Salvemini, Pietro Nenni, Sandro Pertini e Carlo Rosselli.
Nel 1929, espulso dal governo parigino a causa della sua attività politica, si imbarcò per l’Uruguay, accompagnato dalla moglie e dalla figlia Luce, che ne avrebbe ricalcato le orme nell’insegnamento (divenne docente nell’Università di Montevideo) e in seno all’anarchismo.

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