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Montecarotto: Legacoop e Moncaro dicono no alle estirpazioni del vino

3' di lettura 30/11/-0001 -
I vitivinicoltori di Legacoop Marche e i soci della cooperativa Moncaro di Montecarotto (An) chiedono che la riforma dell’Ocm vino, l’Organizzazione comune di mercato del settore di cui la Commissione europea ha dettato la bozza di linee guida, preveda incentivi per la promozione del vino marchigiano nei mercati internazionali e per la crescita delle imprese.

da Legacoop e Moncaro


Dicono invece “no” alle estirpazioni dei vigneti che, al momento, sembra invece essere la principale azione prevista da Bruxelles con lo scopo di far uscire dal mercato tutte le aziende non competitive per arrivare alla totale liberalizzazione dal 2013. Della riforma dell’Ocm del vino si è parlato in un incontro promosso da Legacoop Marche e da Moncaro, nell’ambito del progetto “Associ@zione” sostenuto dalla legge regionale 37 del 1999, nella Sala convegni “Le Busche” a Montecarotto (An), a cui ha partecipato un’ampia rappresentanza dei 1.400 soci della cooperativa vitivinicola, attivi su una superficie produttiva di 1.700 ettari, di cui 1.200 ettari nei Colli Esini e 500 ettari nel Piceno, che, nel 2006, hanno portato l’azienda ad una produzione di 150.000 ettolitri di vino e ad un fatturato di 19 milioni di euro. Il progetto di riforma interesserebbe, come ha spiegato Gabriella Ammassari di Legacoop Agroalimentare, il 12% della superficie agricola comunitaria coltivata a vigneto, pari a 48.000 ettari, con un investimento di 2,4 milioni.

Una stima rapportata alle Marche, ma è solo un’ipotesi, significherebbe 2.400 ettari coinvolti dalle conseguenze della riforma su un totale di 20.000 ettari.
Siamo molto preoccupati per questa proposta – ha detto Doriano Marchetti, presidente di Moncaro – perché gli incentivi all’estirpazione accelererebbero un naturale percorso di abbandono dei vigneti, spesso dovuto all’età degli imprenditori agricoli. Crediamo che possa sì servire una riforma del mercato ma per spingere, attraverso incentivi mirati, le aziende alla reale competitività, allo sviluppo della filiera e delle attività promozionali e all’internazionalizzazione perché quello che ci serve come sistema è far conoscere il vino delle Marche nel mondo”.

Una richiesta che ha trovato d’accordo l’assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Petrini. “La nostra proposta di Piano di sviluppo rurale prevede già 10 milioni per la promozione – ha detto Petrini - perché crediamo che, per il futuro del settore, non si possa pensare solo alla competitività ma si debba far conoscere il nostro prodotto oltre a legarlo alle altre eccellenze del nostro territorio.
Il vino non può essere trattato come qualsiasi altro settore perché ancorato ad esso ci sono tante altre attività e, soprattutto, c’è la possibilità di mantenere un paesaggio che, senza viti, non sarebbe altrettanto tutelabile. Gli obiettivi della Ue in questo campo non vanno di pari passi nella direzione della nostra tradizione. Non credo giusto il principio che, siccome non riusciamo ad esportare tutto il prodotto, dobbiamo tagliare le viti. Dobbiamo invece puntare a vendere nei mercati esteri tutto il vino e quindi puntare al rafforzamento delle imprese, alla promozione”.

Teodoro Bolognini, responsabile Settore agroalimentare Legacoop Marche, ha confermato che la riforma “è una proposta che ci preoccupa. Crediamo che la Commissione europea debba favorire le imprese nella direzione della qualità per stare sul mercato. Pensiamo anche che, specialmente i giovani, siano chiamati a fare delle scelte di carattere imprenditoriale, a investire anche risorse proprie, ad aggregarsi anche in consorzi di filiera o in cooperative perché essere in tanti significa contare di più sul mercato”.

Silvana Paoloni, assessorato regionale Agricoltura, ha spiegato quali potrebbero essere le conseguenze sull’organizzazione del sistema produttivo marchigiano.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 19 febbraio 2007 - 1470 letture

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