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Tentato stupro al Prato, l'arrestato: mi hanno incastrato

2' di lettura 30/11/-0001 -
Sarebbe vittima di un complotto ai suoi danni per via di una partita di droga pagata e mai consegnata. Questa è la versione di M.A., il tunisino di 20 anni arrestato la scorsa settimana con l’accusa di aver tentato di violentare una 25enne jesina.

di Marco Catalani
marco@viverejesi.it


Ieri mattina in Ancona il tunisino è stato interrogato, alla presenza di un traduttore, durante l’udienza di convalida dell’arresto effettuato dai Carabinieri quella notte. M.A. di fronte ai giudici ha sostenuto di conoscere la sua vittima (cosa fin da subito negata dalla giovane): insieme avrebbero preso un paio di birre per andarle a bere in casa di lei, nel quartiere Prato.

Ciò che è successo in seguito – il tentativo di avere un rapporto sessuale, il rifiuto e le urla della giovane, l’arrivo dei carabinieri e il relativo arresto – avrebbe fatto parte di una vendetta ai suoi danni, ordita dalla giovane insieme al suo fidanzato, per vendicarsi di una mancata cessione di droga.

Il tunisino ha raccontato che circa un mese fa la sua vittima lo avrebbe contattato per comprare stupefacenti, consegnandogli una somma di denaro pari a 500 euro. M.A. non sarebbe riuscito a trovare la merce e a portare a termine la compravendita. Così la ragazza per fargli pagare la mancata restituzione della somma avrebbe architettato tutto, assieme al fidanzato, per poterlo incastrare.

Una tesi poco credibile che non ha trovato grossi riscontri e che potrebbe oltremodo aggravare la posizione dell’arrestato per il quale la difesa d’ufficio ha chiesto, ma non ottenuto, gli arresti domiciliari.

Al reato di tentata violenza sessuale con la giovane ferita da profondi graffi al collo e da un morso al volto – ritenuti guaribili in 10 giorni - e resistenza a pubblico ufficiale (il maghrebino nella fuga ha avuto anche una colluttazione con i carabinieri), infatti, si aggiungerebbero così anche altri reati legati alla droga.

Il tunisino resta ad ogni modo ancora detenuto nel carcere anconetano di Monteacuto mentre i verbali dell’interrogatorio saranno al più presto spediti agli inquirenti che a loro volta dovranno orientare l’indagine per verificare la sussistenza di quanto affermato ed aggiungere a carico dell’indagato attenuanti o, come sembra più probabile, ulteriori aggravanti.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 17 agosto 2007 - 1221 letture

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