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Prato e San Giuseppe chiedono più sicurezza nei quartieri

3' di lettura 30/11/-0001 -
A poco più di dieci giorni dal tentativo di stupro al Prato la città torna ad interrogarsi sul tema della sicurezza. Lo fanno i residenti nel quartiere che nella prossima assemblea metteranno all’ordine del giorno anche richieste per maggior illuminazione nelle vie e controlli più assidui. E lo fanno anche quelli di San Giuseppe, alle prese con la battaglia contro l’eventuale trasferimento della sede di un’associazione culturale islamica da via Erbarella a via Molise, con relativo allargamento degli spazi e avvicinamento alle zone abitate.

di Marco Catalani
marco@viverejesi.it


Due quartieri uniti da Porta Valle. La parte bassa della città. In una Jesi che inizia a vivere l’immigrazione non più come una risorsa ma come un problema. Gli ultimi dati parlano di circa 2400 cittadini stranieri residenti ufficialmente in città: il 6% della popolazione. Rumeni ed albanesi sono le comunità più folte (poco meno di 300 unità), seguite da tunisini (230) e dai marocchini, cingalesi, nigeriani e cinesi (circa 160).

A questi si aggiunge l’esercito degli irregolari, fuori dalle statistiche ufficiali ma presenti e spesso protagonisti di fatti di cronaca. Irregolare era anche il tunisino 20enne finito in manette per la tentata violenza al Prato. I residenti attendendo azioni vere e immediate riguardo la sicurezza - di giorno e di notte - ed indicano le vie più a rischio.
Via dei Cordai, largo Grammercato, via Mazzoleni,via Politi, via XXIV Maggio,viale Trieste, via Imbriani, via Gorgolungo, piazza delle Conce. Più le zone della stazione e dell’ex Sima: “alcune delle vie più colpite dal fenomeno della poca sicurezza e dalla poca sorveglianza da parte degli addetti preposti” dicono.

Il Comune a dire il vero aveva avviato un programma di vigilanza con la Polizia Municipale, espediente questo che cercava di andare incontro alle istanze delle circoscrizioni. Ma, avvertono dal Prato “ciò non è già più sufficiente. Servono più unità, orari di controllo che coprano le 24 ore giornaliere e soprattutto una vigilanza che copra un territorio più vasto”.

Di questo si parlerà nella prossima assemblea di circoscrizione, prevista per la prima settimana di settembre. Un summit allargato anche agli amministratori comunali. “L’ illuminazione – concludono - deve rendere le vie ben visibili per l’intera durata della notte e non sempre questo avviene. I cittadini hanno bisogno di sicurezza e di tranquillità, cose che non sono più presenti”.

Non è migliore l’umore dei cittadini a San Giuseppe. Là i residenti hanno avviato una raccolta di firme contro l’apertura di un centro culturale islamico nei locali di un ex vetreria di via Molise. Non un’apertura ex novo ma un trasferimento dell’attuale associazione che opera in via Erbarella. Ma l’allargamento della metratura e, soprattutto, l’avvicinamento al centro abitato, ha mandato su tutte le furie alcuni cittadini.

Tra l’altro, voci di corridoio, indicherebbero la destinazione d’uso dell’ex vetreria, secondo di dettami del nuovo Prg, proprio a luogo di culto. Che con i 7/8 mesi di tempi tecnici per l’approvazione del piano regolatore, significherebbe che nel già dalla primavera 2008 l’associazione potrebbe diventare moschea a tutti gli effetti. Morale: già circa 200 firme raccolte in pochi giorni.

Non senza frecciate avvelenate in direzione Comune: “qui non vogliamo moschee, luoghi di culto, sedi di associazioni, call center e negozi stranieri. I residenti non ne possono più” dicono i firmatari. Belcecchi è avvisato.





Questo è un articolo pubblicato il 30-11--0001 alle 00:00 sul giornale del 24 agosto 2007 - 1234 letture

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