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Rocconi: il Signore attende da noi una vita piena di fede e di opere buone

Mons. Gerardo Rocconi Vescovo di Jesi 5' di lettura 18/11/2008 - Nell\'omelia di domenica scorsa il Vecovo di Jesi Mons. Gerardo Rocconi, prendendo spunto dal Vangelo dei Talenti, ha esortato tutti a rispondere ai doni della Vita e della Fede con Amore.

+ Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il talento sotterra: ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Parola del Signore.




In questo ultimo scorcio dell’anno liturgico Gesù ci invita a guardare il nostro destino, ci invita a guardare alla fine, ma soprattutto al fine, cioè al senso della nostra vita. Per questo bisogna non essere nè distratti, nè dissipati.
Beato chi cammina nelle vie del Signore. Beato chi compie cioè quanto il Signore desidera e si aspetta da noi. Beata la Comunità dei credenti, sposa del Signore ed è desiderosa di far felice il suo sposo. Lo fa felice con la sua operosità e con il suo affetto.
Il Signore attende da noi una vita piena di fede e di opere buone. Alla fine questo solo è ciò che rimane. .

Attendere nella fede e nelle opere buone il ritorno del Signore

Il Vangelo ci presenta l\'attesa del ritorno del Signore, l\'attesa , cioè, dell\'incontro con lui, come una preparazione per una festa di nozze. Una immagine giusta, bella, che esprime cosa il Signore vuole fare di noi. Il Signore vuole introdurci nella sua casa per essere il vero motivo di una gioia immensa e sconfinata. Questo è il progetto del Signore. Questo è il frutto del suo amore.
Ma tutto ciò è possibile solo se lo vogliamo anche noi. Per questo la vita terrena deve essere piena di scelte e di scelte buone.
L’amore non è un vago sentimento. E’ amore vero quando accoglie i comandi del Signore, sceglie il bene. E il Signore prede sul serio le nostre scelte: il nostro o il nostro no ha valore di fronte al Signore. E’ dalle nostre scelte che dipende il nostro destino eterno, di Paradiso o di inferno. E’ con le nostre scelte che decidiamo noi stessi come deve essere la nostra eternità.


Rendere conto dei doni ricevuti

Ci è stata data la vita! Non ci siamo fatti da soli. Abbiamo una vita immortale. Come viverla? Per tanti è importante solo star bene da un punto di vista terreno. E allora conta il denaro, il lavoro ben retribuito, l’immagine, il prestigio, il divertimento. Conta tutto quello che rientra in quell’espressione “godersi la vita”. Ma il Signore ci insegna che spendere bene la vita è donarla, è imitare lui che “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare, appunto, la vita”.
Ci è stata data la fede. La possibilità, cioè, di accogliere e amare il Signore. Ma si può vivere male anche la fede, per esempio quando non si ha entusiasmo, quando non si accetta che la fede ci scomodi, quando il Signore pesa soltanto, quando non lo si cerca e non lo si ama.
E’ invece la fede deve illuminare la vita, darle senso e gioia. Solo a questo punto si è capaci di donarla e testimoniarla questa fede realizzando così il motivo per cui Gesù ha voluto la Chiesa.

Auguro una vita intensa, piena di bene e di capacità di amare, serena nel cammino che ci porterà all\'incontro con il Signore che viene.





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 18-11-2008 alle 01:01 sul giornale del 18 novembre 2008 - 1168 letture

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