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'Se non ora, quando?', l'urlo accorato delle donne jesine scese in piazza


Complice l'aria tiepida di una mattina che sembra anticipare la primavera, centinaia di donne jesine con sciarpe, foulard e spille arancioni, simbolo dell'evento, si sono riversate in Piazza della Repubblica domenica 13 febbraio alle ore 10,30 a rivendicare il valore della propria dignità femminile, contro la logica diffusa di mercificazione del corpo della donna.
Nessun simbolo politico associato alle bandiere e ai cartelloni che hanno invaso Piazza della Repubblica domenica mattina, nell'ambito dell'iniziativa nazionale 'Se non ora, quando?', manifestazione nata per dar voce alle donne, troppo spesso vittime della società maschilista, relegate al livello di puro oggetto di scambio sessuale. A Jesi, guidate da Andrea Accorroni dei Riciclato Circo Musicale, donne giovani e meno giovani si sono unite con pentole, coperchi, fischietti e trombette per manifestare contro il modello di donna oggetto offerto da giornali, televisioni e pubblicità.
È un fiume in piena Daniela Urbani, una vivace signora di 62 anni che non le manda certo a dire:" Non è andare contro Berlusconi: siamo arrivati al punto di dire basta, Berlusconi è solo la scintilla che ha fatto scatenare le nostre reazioni. Se questa manifestazione ha avuto un'eco anche all'estero, un motivo ci sarà. Deve essere riconosciuta l'importanza delle donne che, ancor oggi, non riescono a occupare quei posti di potere riservati esclusivamente agli uomini."
Accalorata anche un'altra manifestante, Claudia Cantamessa, convinta che sia il momento di "metterci la faccia. Non basta più il voto, bisogna scendere in piazza e farsi sentire- continua-Sono italiana e orgogliosa di esserlo, non voglio vergognarmi di questo quando vado all'estero. Credo che questa giornata sia un bell'inizio per le donne italiane di riprendere un percorso comune".
"Scendo per la dignità di tutte le persone di rivendicare la propria libertà di espressione-riferisce Beatrice Cesaroni-non è possibile essere governati da chi non rispetta le nostre libertà. Se tutti cambiano, si può cambiare anche in alto."
Una delle organizzatrici dell'iniziativa a Jesi, Gabriella Cantarini, crede sia necessario "ribadire il valore della dignità della donna. Noi non condividiamo l'immagine che viene trasmessa della donna da parte della società, al di là delle linee politiche del governo." Sulla stessa linea anche Maddalena Duca: "Le cose non stanno andando bene, stiamo esprimendo il disagio che ci opprime in questo periodo."
Non pochi gli uomini scesi in piazza a manifestare accanto alle donne. Tra gli altri, Lorenzo Manenti, convinto che "gli uomini hanno dimenticato cos'è la donna" e che "se è così presente la gente in una città di provincia come Jesi, immagino le migliaia che affolleranno le piazze delle principali città italiane." Giordano Cotichelli, del Gruppo Anarchico Jesi, afferma che "si è arrivati a un punto di bassa considerazione delle donne, ma anche della vita pubblica in generale, dove sembra non ci sia posto per i più deboli."

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