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Rocconi: non servono le chiacchiere, occorre fare la volontà di Dio

vescovo Gerardo Rocconi 5' di lettura 05/03/2011 -

Mons. Gerardo Rocconi commenta il Vangelo di domenica 6 marzo.



Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei
cieli.

In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.

Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».


NON SERVONO CHIACCHIERE
Oggi il Signore ci dice così: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In altre parole non basta il devoto riconoscimento di Gesù, bisogna vivere compiendo la volontà del Padre del cielo. Del resto questo è quanto chiediamo nel Padre nostro: Padre che sei nei cieli, sia fatto la tua volontà.

Il discorso della montagna ci insegna come si risponde all’annuncio che il Regno di Dio è in mezzo a noi e che Dio ama i suoi figli e li cerca. Non si risponde con parole vuote o grandi affermazioni di fede, ma con una vita rinnovata. E Gesù prende il caso concreto di chi invoca il nome del Signore. Vediamoci la nostra stessa persona. Quante volte ci capita di gridare, come richiesta di aiuto o addirittura come atto di fede: Signore, Signore. Ebbene, Gesù ci dice una cosa che alla fine ci è anche facile comprendere: l´invocazione da sola è insufficiente. La nostra fede, la nostra preghiera, il nostro gridare a lui, il nostro andare dietro al Signore deve cambiare in qualche maniera la nostra vita.

FARE LA VOLONTA’ DI DIO: QUESTO SOLO SERVE
Il giorno del Giudizio, cioè il giorno in cui il Signore ci chiederà in che cosa è consistita la nostra vita, come è andato i l nostro pellegrinaggio terreno, o se vogliamo, come abbiamo vissuto la nostra prova per manifestargli il nostro amore, non avrà nessun valore dirgli che abbiamo gridato il suo nome e non servirà dirgli nemmeno che nel suo nome abbiamo cacciato demoni o abbiamo fato chissà quali grandi cose, se le abbiamo fatte per noi stessi, per il prestigio, per la nostra affermazione. Il Signore risponderà: Non vi conosco proprio.

Ma allora cosa bisogna fare per essere graditi a lui? Bisogna compiere la sua volontà! Che può anche consistere nel parlare di Lui, nel cacciare demoni, o nel fare grandi cosi, purchè sia la sua volontà su di noi. Ci salva pertanto non l’aver fatto cose grandi, ma l’obbedienza. E se c’è l’obbedienza ha valore anche l’aver fatto cose
piccole, o l’essere stati costretti al silenzio. In altre parole la salvezza resta pur sempre dono del Signore e a noi viene chiesto di essere docili strumenti nelle sue mani:
insomma viene chiesta la fedeltà.

LA CASA SULLA ROCCIA
Per far comprendere ancora meglio quanto vuol dire, Gesù porta l’esempio delle due case: Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Chi invece non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
Venne la bufera: la casa costruita sulla roccia non cadde, mentre la casa costruita sulla sabbia andò in rovina. E’ facile comprendere che la casa rappresenta la vita di
ciascuno di noi o anche la vita delle nostre comunità o la Chiesa stessa. Quello che conta è essere sempre nella volontà di Dio. E’ importante allora vivere in un continuo discernimento per capire cosa il Signore ci sta chiedendo, quali sono i suoi progetti su ciascuno. E’ nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola che noi comprenderemo i suoi disegni che in ogni caso sono sempre disegni di amore e inviti a fare della propria vita un dono. E’ una domanda che sempre dobbiamo portarci dietro: Cosa vuoi Signore che io faccia? Eccomi, accolgo ogni tuo disegno sulla mia vita. Voglio trovare il senso della mia vita non nelle mie realizzazioni ma nello spenderla per te, là dove tu mi vuoi, nelle piccole cose o nelle grandi, nella luce o nell’ombra, nella parola o nel silenzio, nell’agire o nell’immobilità, purchè sia sempre tua la scelta e sia sempre mia la fedeltà e l’obbedienza.






Questo è un editoriale pubblicato il 05-03-2011 alle 13:44 sul giornale del 07 marzo 2011 - 989 letture

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