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Punzo (Patto per Jesi): aperta la campagna elettorale sulle spalle della sanità regionale

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Alfredo Punzo
Nel pomeriggio di Martedì 11, nella sala consiliare, ha avuto luogo la programmata audizione di una rappresentanza Regionale qualificata in Commissione Sanità del Comune di Jesi, finalizzata all’illustrazione degli aspetti di dettaglio della manovra di riassesto della sanità regionale.

La delegazione regionale era composta da Francesco Comi (Presidente della Va Commissione regionale - Sanità), Fabio Badiali (consigliere regionale membro della suddetta Commissione) e Maurizio Bevilacqua (Direttore dell’Area Vasta 2). Tra gli invitati assenti, segnaliamo Piero Ciccarelli, Direttore Generale dell’ASUR Marche, che ufficialmente ha declinato l’invito per concomitanza di altri impegni.

Ricordiamo che la manovra deve realizzare un’importante e significativa riduzione di spesa, così come imposto sia formalmente da un apposito decreto governativo che dall’emergenziale “situazione” economica del Paese, che richiede un’attenta e profonda revisione di “tutta” la spesa pubblica – quindi, anche di quella sanitaria – al fine di razionalizzare l’uso delle risorse mantenendo o addirittura ridefinendo (quando opportuno o necessario) gli obiettivi stessi dei servizi cui queste risorse sono dedicate.

La necessità dell’audizione – come, peraltro, la stessa istituzione della commissione da parte del sindaco di Jesi Massimo Bacci - deriva dal fatto che le linee guida emesse dalla Regione Marche, ormai parecchie settimane orsono, non illustrano nello specifico il dettaglio dei provvedimenti né – tantomeno – lasciano desumere le scelte politiche che li hanno ispirati; con l’effetto di lasciare le singole realtà locali della regione, e Jesi e la Vallesina sono solo una di queste realtà, in balia di un senso di preoccupazione e di allarme crescente, come sempre accade quando domina il vuoto informativo e cominciano a circolare in maniera incontrollabile illazioni contraddittorie e frammentarie.

Il frutto di questa audizione in poche parole: ne sappiamo esattamente quanto prima! Nel senso che, a parte qualche frammento di informazione, continuiamo a non avere idea del dettaglio dei provvedimenti e, perciò, delle scelte politiche che dovrebbero sorreggerle. Addirittura, i pochissimi accenni forniti sulla manovra, che pur ci son stati (e di questo ringraziamo Fabio Badiali nell’ultima parte della seduta), ci son sembrati ispirati più dall’obiettivo di voler rassicurare l’auditorio su qualche dettaglio “campanilistico” che dalla volontà di fornire l’informazione “organica” e “strutturata” che avevamo richiesto; svilendo anche lo spirito della nostra iniziativa che non è riconducibile alla mera e cieca difesa degli interessi locali jesini, magari a danno di qualcun altro, sminuendo così il nostro obiettivo a poco più di una sorta di cieca ed ottusa “guerra tra poveri”, quelli di Jesi contro tutti, magari contro quelli di Fabriano che pur è stata incomprensibilmente eletta a sede dell’Area Vasta 2. Vale perciò la pena ribadire che il nostro interesse è conoscere tutto il pacchetto, ovvero sapere come si declinerà per intero la manovra sui territori, per poterla condividere e – possibilmente – dire la nostra insieme agli altri territori e contribuire così a delinearla. Perché è così che deve svolgersi una corretta gestione democratica dei problemi!

L’audizione, comunque, non è stata del tutto inutile. Personalmente, ne ho ricavato un’informazione ed ho potuto consolidare delle valutazioni sulla politica regionale in fatto di sanità (come per tante altre faccende) che – almeno per me – sono importanti e che, pertanto, nell’ambito del ruolo di consigliere comunale che ricopro, ritengo necessario condividere con la cittadinanza.

L’informazione riguarda l’entità della manovra governativa richiesta alla regione Marche dal Governo: come il sottoscritto prima di quest’audizione, forse non tutti sanno che la riduzione della spesa che ci è richiesta ammonta a 540.0 milioni di euro, da realizzare in tre anni. Si tratta di una cifra che in assoluto non è né tanto né poco: è una cifra come un’altra. Per poterle dare un significato, va affiancata all’entità della spesa sanitaria complessiva della regione Marche, che è pari a 2.700,0 milioni di euro all’anno. Pertanto, in estrema sintesi, ci viene richiesto di ridurre il budget del 20% in tre anni.

Per la verità, il governo non si è limitato a definire la sola entità complessiva della riduzione della spesa, ma ha anche decretato le modalità per realizzarla, e lo ha fatto ponendo vincoli ai “posti letto”, fissando – appunto - in un decreto-legge obiettivi precisi di riduzione e riqualificazione, in maniera da assicurarsi il risultato “per legge”, pena il commissariamento della sanità di quelle regioni che dovessero essere inadempienti.

Viene da chiedersi com’è che il governo è stato così preciso e ficcante. Evidentemente, dico io, “non si fida” delle amministrazioni regionali, ovvero non si fida della volontà/capacità della politica di portare a casa tagli importanti in un settore così elettoralmente rilevante come la sanità, a fronte dell’irrinunciabilità degli obiettivi di riduzione della spesa. Ha torto? Ha ragione? A ciascuno il suo giudizio: io dico che ha ragione, data la situazione cui siamo arrivati, anche se alla fin fine non è poi così importante ciò che ciascuno di noi pensa sul perché il governo sia stato così “dettagliato”!

È importante, invece, rilevare che il governo ha lasciato alle amministrazioni regionali l’onore e l’onere di definire “il cosa” ed “il dove” si riqualifica e si riduce in ogni angolo dei territori amministrati, ribadendo con ciò un concetto sacrosanto. Ovvero che la prerogativa di fare le scelte politiche non è “trasferibile”, sennò non si capirebbe perché tenere la politica dentro le amministrazioni locali! Quella di fare le scelte è, infatti, la responsabilità principale della Politica verso i cittadini-elettori, la base del contratto di rappresentanza democratica espresso dal consenso elettorale!

A valle delle esposizioni dei rappresentanti regionali (fondamentalmente l’esposizione di Francesco Comi) qualche consigliere di maggioranza è intervenuto manifestando – ognuno a suo modo – il suo proprio disappunto per la disattesa delle aspettative di chiarezza che – sinceramente – ognuno di noi nutriva.

Paolo Cingolani di Jesiamo, nel suo intervento, ha provato, vista la latitanza delle informazioni attese, a “stanare” i relatori sugli aspetti della manovra che riguardano più da vicino la sanità della Vallesina e di Jesi in particolare. Domande ed osservazioni su ritardi, omissioni ed incertezze: come i tempi ed i costi del completamento del nuovo Ospedale di Jesi ed il suo depotenziamento iniziato ancor prima del suo completamento (tuttora in corso e dai tempi & costi non proprio scontati); il destino incerto delle sue sale operatorie (che, anche se finanziate da un’istituzione privata, non si sa ancora con certezza se verranno realizzate, col rischio di perdere lo stesso finanziamento …); i ritardi nella nomina dei primari di alcuni reparti dell’attuale Ospedale di Jesi; la nuova RSA promessa a Jesi e mai realizzata; l’incomprensibilità del destino dei posti letto di Cingoli e della collocazione della sede di Area Vasta 2 a Fabriano …

Anche il sottoscritto è intervenuto per sollecitare chiarezza ed osservando che una riduzione di budget del 20% in tre anni – da un punto di vista della gestione di una realtà complessa ed articolata come il sistema sanitario regionale – si configura come poco più di una “razionalizzazione” della spesa, senz’altro realizzabile senza tagli al servizio. Perché una riduzione di poco più del 6% all’anno per tre anni è una cosa senz’altro molto più blanda di quello che famiglie ed aziende han dovuto fare ed ancora dovranno fare (e non in tre anni ma in pochi mesi) sui rispettivi budget, per poter semplicemente sopravvivere! Ho chiesto perché, invece di farsi “costringere” a ridurre posti letto, non si siano fatte e nemmeno si pensa di fare le “cose giuste”, quelle che associano risparmi veri a sostanziali miglioramenti del servizio, come il drastico ridimensionamento dell’intramoenia e la ristrutturazione (dalle fondamenta) della medicina di base!

Su queste sollecitazioni non ci sono stati grandi chiarimenti ma solo tanta polemica, scatenatasi in maniera tanto decisa (in qualche caso, ai limiti della violenza verbale) quanto inopportuna, ed ad opera dei consiglieri del PD presenti – evidentemente (è una mia opinione …) in piena campagna elettorale – preoccupati solo di difendere l’atteggiamento della delegazione regionale presente.

In particolare, il consigliere PD Francesco Rossetti ha a lungo e stucchevolmente insistito sull’assenza del Sindaco (?) e sul silenzio dei rappresentanti della Giunta (??), senza – evidentemente – ricordarsi che, come gli è stato poi spiegato successivamente, la presenza del Sindaco non era affatto prevista perché – al di là dell’occorrenza di altri suoi impegni concomitanti - la commissione speciale è stata istituita proprio con la delega di raccogliere/stimolare informazioni su questa materia e riferire al Consiglio, mentre la Giunta – pur presente (gli assessori Barbara Traversi e Luca Butini) – era lì solo per ascoltare e non per fare altro, perché si trattava di un’audizione, uguale a quelle che ci saranno nel prossimo futuro per ascoltare anche gli altri attori di questa vicenda (sindacati e categorie di addetti)! E senza chiedersi, invece, il perché dell’assenza di Piero Ciccarelli, forse l’unico insieme al governatore Spacca a sapere come diavolo si articolerà veramente questa manovra (questa ipotesi di “conoscenza ristretta” delle cose non è mia: l’ha ipotizzata lo stesso consigliere Augusto Melappioni il 27 Agosto nella corso della precedente seduta di questa commissione). Personalmente, scommetto che “le cose” si sapranno a pochi giorni dalla scadenza ultima di attuazione del decreto legge quando, sotto l’incubo del commissariamento, non ci sarà più tempo, modo e opportunità di andare “in fondo”, ma solo “a fondo”. Dopodiché, una volta ufficializzata, approvata e messa in onda la manovra, finiranno anche le proteste e la gente si adeguerà, come sempre. Anche il tempo di esposizione “mediatica” verrà così minimizzato ed i danni alla macchina del consenso – siamo praticamente in almeno due campagne elettorali – sarà il minimo possibile, la qual cosa, mi punge vaghezza, probabilmente è l’obiettivo vero di tutta ‘sta tarantella! Che ne pensa di questo il consigliere Rossetti?

Dello stesso tono anche l’intervento del consigliere Augusto Melappioni che mi ha spiegato (devo dire anche con un certo sussiego …) che la Sanità è una cosa “complessa”, che mettere in campo azioni non è “semplice” e che solo un’evidente “incompetenza” sulla materia ed una ancor più evidente ”ignoranza” di quali e quanti vincoli di diversa natura (da quelli normativi a quelli sindacali e lobbistici …) debba affrontare chi deve gestirla globalmente, può indurre ad assimilarne la gestione a quella di un’azienda privata o di un budget familiare, per quanto complessa o delicata possano essere l’una e l’altra cosa.

Anche qui c’è da restare molto, ma molto perplessi; non me la prendo con il consigliere Melappioni per avermi dato dell’”ignorante” o dell’”incompetente” in materia di Sanità – anche perché, a premessa del mio “garbato” intervento, avevo esordito io stesso nel precisare questa mia condizione … - ma mi limito ad osservare che se la “competenza” e la “conoscenza” della materia di chi ha gestito la Sanità sinora ci ha portati dove siamo adesso, forse sarebbe ora di dire … ben vengano l’”incompetenza” e l’”ignoranza”: magari riescono a produrre risultati migliori!

Vorrei, invece, che sia il consigliere Melappioni che i cittadini riflettessero sul fatto che esistono dei sani principi gestionali che valgono in qualsiasi contesto, sia esso il budget di una famiglia, quello di un’azienda privata o quello di un’azienda pubblica. Quali? Ad esempio l’idea che i vincoli che si frappongono al conseguimento di un obiettivo, di qualunque natura siano, debbano essere rimossi, non c’è complessità o rigidità che tenga. Oppure l’idea che la figura su cui ricade la responsabilità di un budget possa essere diversa da quella che poi è responsabile di produrre il risultato che ci si attende da quel budget: sarebbe come se in una famiglia chi va a fare la spesa possa non tener conto dei limiti del proprio portafoglio o della qualità di quello che il resto della famiglia si aspetta di vedere messo in tavola! Oppure “pensare nuovo” per stravolgerla l’organizzazione se ciò e funzionale al risultato, evitando di ridurre tutto il problema della spesa sanitaria a “quattro posti letto” da cancellare o riqualificare! Mi ha spiegato, ad esempio, che non si può intervenire sull’intramoenia? Io dico che si può, eccome! E non servono nuove leggi! Tanto per fare un esempio, perché chi è preposto alla scelta delle posizioni chiave dell’organizzazione sanitaria secondo il suo insindacabile giudizio, sia pure in una rosa ristretta di candidati, non adotta il principio dell’esclusività per scegliere i primari, i direttori sanitari e quant’altri poi determineranno l’efficienza e l’efficacia della spesa? Fossi io quel qualcuno, sceglierei tra i candidati quello che si dedica anima e corpo al “pubblico”, full time: negoziare utilizzando tutte le proprie prerogative è una cosa … semplice, lo facciamo tutti i giorni quando negoziamo praticamente di tutto con il nostro prossimo; è un criterio che per essere compreso ed applicato non richiede di essere un … esperto di Sanità! Serve solo la … volontà Politica, una Politica che abbia però un rapporto “corretto” con il consenso elettorale … un consenso che non deve trasformarsi in uno di quei vincoli cui forse accennava il consigliere Melappioni! O no?

E poi c’è un altro aspetto che sia come cittadino che come padre di famiglia “mi brucia” di tutta questa storia. E si tratta di questo: alla fine i 540 milioni di euro che dovremo ridurre, li ridurremo e basta, e pure “male”. Ma allora, perché non li abbiamo ridotti, magari “bene” (facendo cioè le cose che bisognava fare) 10 anni fa? Quando le cose andavano ancora bene per l’economia? Ma lo sapete cosa si fa con 5.400 Milioni di euro (che sono 10 anni di risparmi annuali da 540 milioni/anno?) Magari avremmo finanziato la nascita di qualche nuovo distretto produttivo, o un po’ di infrastrutture, o della sana Formazione o chissà cos’altro!!!! Insomma avremmo retto un po’ meglio la crisi economica che invece ci sovrasta e ci avvilisce! Forse avremmo ai giorni d’oggi … una Vallesina completamente diversa! Forse avremmo … un Paese diverso, con uno spread più piccolo e governabile … o no?

Voglio concludere. In questa vicenda, probabilmente, abbiamo “perso”. Forse riusciremo a portare a casa qualche risultato molto locale e molto marginale, senza volerli assolutamente svilire nella loro importanza questi piccoli risultati possibili, importanza che resta comunque apprezzabile! Probabilmente, il PD jesino, alzando un po’ la voce con gli amici in Regione, spaccerà per sue conquiste cose che la Regione “ci deve dare per forza” (li vorrei proprio vedere come fanno a non completare l’ospedale, o perdere i soldi delle sale operatorie o a non realizzare l’RSA a Jesi …). Ancora una volta, però, si sarà fatta campagna elettorale sulle cose serie, fregandosene nel modo più completo dell’obiettivo “grosso” - sfruttare questa manovra per fare una vera riforma della sanità regionale - che ancora una volta verrà mancato!

Ricordiamocene. Ricordiamo gli attori di questo fallimento. Annotiamoli nella nostra agenda questi qua che alle audizioni semplicemente … non ci vanno. Appuntiamoli alla lettera “M”, sotto “Marchese del Grillo”, lo spassoso, grottesco e (non troppo) simpatico ma rappresentativo di certa attualissima italianità cui l’indimenticato Alberto Sordi fa dire: ”Ah... me dispiace, ma io so' io... e voi non siete un cazzo !”

E questa agenda portiamocela dietro nei momenti in cui conterà averla con sè! Ad esempio, nel segreto della cabina elettorale. Insomma, cominciamola noi cittadini la campagna elettorale! Magari cambia qualcosa … come a Jesi!



da Alfredo Punzo
Patto per Jesi






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