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Una finestra sul Municipio: Torcoletti intervista il Presidente del Consiglio Massaccesi

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Daniele Massaccesi
Da candidato sindaco nel 2007 a presidente del Consiglio Comunale di Jesi. La sua ascesa non si è mai fermata. «Nel 2002 alcuni amici, tra i quali Cesare Santinelli, mi coinvolsero e iniziai a fare politica dentro Alleanza Nazionale».

In un viaggio a ritroso, Daniele Massaccesi ripercorre le tappe di una passione inevitabile. Già, perché manco a farlo apposta, il suo studio legale si affaccia su piazza Indipendenza e non è difficile immaginare come simile vicinanza abbia finito per esercitare un’attrazione irresistibile. «Più tardi entrai nel PdL, verso cui nutrivo grandi aspettative, andate purtroppo deluse. Me ne andai lo scorso ottobre e in novembre fondammo JesiAmo».

Come giudica l’assenza del PdL dal Consiglio?

«Negativamente, al pari di quella di altre forze politiche; un impoverimento, di cui alcuni partiti hanno tuttavia piena responsabilità».

Pensa di essere stato sinora un presidente super partes?

«Ho cercato di esserlo, anche limitando di molto la mia nota vena polemica. All’inizio ci sono stati attacchi, che ritengo però siano stati abbastanza strumentali, con il fine non dichiarato di colpire altro».

Come giudica l’operato di maggioranza e opposizione?

«Non posso esprimere valutazioni. Circa l’opposizione, mi pare stia facendo il suo lavoro, mentre dall’altra parte vedo la vivacità e l’entusiasmo di chi si trova di fronte ad un compito nuovo e importante. Rispetto al passato, rilevo una partecipazione più assidua e un atteggiamento più disciplinato di tutti i consiglieri, anche nelle commissioni».

Pensa che il fenomeno Bacci, come lo definì Martellini del “Carlino”, sia esportabile?

«A Jesi, oltre a fattori locali, ha pesato la grande considerazione di cui gode la persona del sindaco. Direi che servirebbero altri Bacci e dato il disamore verso i partiti, non escludo che questo auspicio possa concretizzarsi».

In campagna elettorale, il sindaco ha citato più volte l’esempio osimano di Dino Latini, il quale pare seguire con attenzione le vicende nostrane.

«Latini deve decidere se continuare il percorso in seno al proprio partito o uscirne. Se lo facesse, dovrebbe presentarsi forte di un progetto concreto e di una squadra valida».

Quali sono le grandi sfide che attendono Jesi?

«La sicurezza, sulla quale sono intervenuto proprio in questi giorni; il ruolo del Comune nel sostenere il rilancio dell’economia locale. Il sociale, con l’Azienda Servizi alla Persona di cui si sta cercando di comprendere la capacità di dare risposte a non poche problematiche di peso».

Un auspicio?

«Data la mia carica, che il Consiglio comunale possa davvero essere luogo di incontro e confronto».





di Marco Torcoletti