x

Chiaravalle: Liberi di pensare, “Ma, dico, si può essere più sfigati?”

Chiaravalle 4' di lettura 05/03/2013 - Il povero Pierlui aveva detto una cosa sola, che sembrava essere anche scontata e l’aveva pronunciata come una delle poche certezze incrollabili, se così le vogliamo chiamare, della sua vita: “Primo! O vinciamo noi, o vincono loro ….., ma vinciamo noi.”

Non ha azzeccato neanche questa: non abbiamo perso noi e non hanno vinto loro. Non poteva andargli peggio. È facile dire adesso con il senno di poi “noi l’avevamo detto”, ma se qualcuno ricorda le considerazioni che facemmo in occasione delle primarie su vivereJesi, dicemmo allora che con Bersani leader della sinistra saremmo stati condannati ad un Prodi ter, cioè ad un governo dalla maggioranza precaria che non ci avrebbe portato troppo distante e avrebbe invece ridato fiato alle destre responsabili della situazione disastrosa in cui versa la nostra economia e le nostre imprese. Abbiamo sbagliato anche noi: la nostra previsione era stata più rosea del previsto. Il Pd non poteva fare a meno della foto di Vasto e dopo avere scaricato Di Pietro, che ha contribuito ad affossare anche Ingroia, ha stretto un abbraccio mortale a Sinistra con Vendola, che gli ha portato tre punticini e costretto il Pd a sparare a zero su Monti perdendo il consenso del centro, e ancor di più offrendo a Grillo tutti i delusi della destra e i molti moderati della sinistra. All’inizio della campagna elettorale Bersani è stato un campione di omertà, come del resto aveva fatto durante le primarie, non dicendo nulla di preciso sul programma, ma accennando a generiche aree tematiche: il welfare, il lavoro, le imprese, tanti bei temini, vuoti di idee precise. In seguito ha imitato il suo avversario Silvio, affannandosi a prendere le distanze da Monti che fino a dicembre era stato considerato, cosa peraltro vera, una sorta di salvatore della nazione. Infine la difficoltà si è evidenziata palesemente quando ha dovuto chiamare Renzi, suo avversario e ormai gregario, per tirare la volata finale di una campagna elettorale povera di idee e di proposte: in quel momento si è capito in modo tangibile che Bersani era in affanno palese e si è rimarcato ancor più l’abisso tra il carisma del gregario, mancato leader, e la mediocrità dell’usato sicuro. Ora possiamo accanirci sui meccanismi, obbiettivamente incomprensibili, della legge elettorale, ma il miracolo di rianimare la destra non l’ha fatto Berlusconi, che ha perso comunque ben 6 milioni di voti passando dal 38 al 22 %, ma Bersani che ha resuscitato un cadavere ormai nella fossa dopo essersi svenato di 3 milioni di voti. Veltroni s’è dimesso per molto meno. Chissà se questa volta s’è capito che non possiamo fare le primarie contando solo sullo zoccolo duro e sui nostalgici dell’Internazionale e di Bella ciao; è come giocare a briscola da soli, si vince sempre. Renzi è stato accusato di cercare i consensi della destra; adesso molti indossano il cilicio e recitano il mea culpa. Se si vuole smacchiare il giaguaro in sicurezza e abbiamo una gabbia a disposizione, non possiamo entrarci noi e aspettare che ci venga addosso, bisogna correre qualche rischio in più e intrappolare il felino. Ora il danno è fatto: Bersani vada avanti da solo, cerchi l’alleanza con Monti e chieda a Grillo un atto di responsabilità nei confronti di questo paese. Questo risultato è stato sorprendente anche per il comico genovese che pensava di stare nei banchi dell’opposizione, mentre ora ha l’obbligo morale di fare delle scelte di responsabilità e di governo se cerca veramente il bene di questo paese.

Ancora non è ben chiaro come intenda procedere: a volte infatti sostiene di essere solo il megafono della rete, riconoscendo a ognuno dei parlamentari eletti nelle sue file piena libertà di scelta e di iniziativa perché il suo non è un partito, ma un movimento. Nel contempo tuttavia dichiara che non farà alleanze con nessuno, dettando direttive precise e subordinate a tutti i grillini e comportandosi a volte come un vero e proprio leader, un po’ vecchia maniera. A onor del vero tutti i candidati grillini eletti in realtà si debbono conoscere tra di loro e questi proclami della prima ora, più che a confondere le acque sembrano servire a prendere tempo. C’è da riconoscere che tutti quanti, pur mancando di esperienza dimostrano a prima impressione una notevole preparazione ed un entusiasmo per la politica che da troppo era assente nelle aule parlamentari; già hanno delineato capi-gruppo senza troppe liti o spartizioni di ruoli e annunciato la ferma intenzione di restituire centralità al parlamento come organo legiferante, ruolo decisamente svilito da tutti i governi che si sono succeduti in questo paese.

L’auspicio è che si vada ad un governo programmatico fatto di priorità condivise, quali legge elettorale, numero di parlamentari, costi della politica, finanziamento ai partiti, conflitto di interessi, incentivi al mondo del lavoro. Poi, se le condizioni per andare avanti non ci sono, si torni a votare.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 05-03-2013 alle 10:23 sul giornale del 06 marzo 2013 - 2507 letture

In questo articolo si parla di attualità, chiaravalle, partito democratico, liberi di pensare, Movimento “liberi di pensare”

Licenza Creative Commons L'indirizzo breve https://vivere.me/Kdd





logoEV
logoEV