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Crisi: un’opportunità da non perdere…. per la salute!

Letizia Saturni 5' di lettura 12/03/2013 - Tempo di crisi... tempi bui…. difficoltà… sono espressioni e termini che in questo momento storico sempre più frequentemente andiamo ripetendo e/o sentiamo dire e spesso li usiamo come sinonimi.

Personalmente non sono pienamente d’accordo soprattutto come nutrizionista e come cittadina (fieramente jesina ma cosmopolita…) dunque condivido con voi qualche riflessione.

Sono partita dall’etimologia della parola per cercare di capirci qualcosa di più e questo è quanto ho trovato nel mio usurato-saggio compagno e suggeritore durante le criptiche versioni di greco (!!!), il Rocci:… crisi è un cambiamento traumatico per un individuo oppure una situazione sociale instabile e pericolosa.

Bene, esattamente ciò che stiamo vivendo sia come società che come singole unità che compongono la società stessa! Spesso, troppo spesso, ci si sofferma sugli aspetti negativi e/o limitanti del termine mentre a mio avviso dovremmo guardare con più serenità - e NON spensieratezza e/o superficialità - il tempo di crisi. Per ovvi motivi non mi lancerò in commenti nei panni di cittadina -come sopra accennato- poiché sebbene intrigante esulerebbe dal mio ruolo in questa rubrica….

In qualità di nutrizionista a mio avviso si può affermare che la crisi crea una ghiotta opportunità (!) sia per la dieta che per la slaute. Perché dunque non rivedere il nostro modo di mangiare sia nelle quantità che nella qualità?

La crisi è per definizione un cambiamento traumatico o stressante (parola usata e abusata ma buona chiave di lettura!), e proviamo a meglio comprenderne il significato avvalendoci di un modello: il modello transazionale (Lazarus 1976). Secondo tale modello, lo stress è inteso come una condizione che deriva dall’interazione (transazione) di variabili ambientali ed individuali mediate da variabili di tipo cognitivo. Dunque è qualcosa di dinamico a carattere relazionale; è un’attivazione emozionale estremamente soggettiva e le reazioni che ne derivano possono essere concentrate sull’emozione (regolazione delle reazioni emotive negative conseguenti alla situazione stressante) o sul problema (tentativo di modificare o risolvere la situazione che sta minacciando o danneggiando l’individuo). Per gli esperti queste si chiamano strategie di coping e portano il soggetto a trovare reazioni comportamentali e biologiche integrate.

Facciamo un esempio per essere chiari…. La vista di un ghepardo suscita stress cioè una attivazione emozionale. Il soggetto ha reazioni che si manifestano in modo integrato a livello biologico somatico (sudorazione, orripilazione, modificazioni neurovegetative ed endocrine) e a livello comportamentale (sequenze motorie di comportamenti di lotta o di fuga). Attua dunque il comportamento più consono alla situazione.

Ma cosa centra tutto questo? Ora torniamo al piatto!

Proprio in questi giorni numerose fonti di informazione sia cartacee che non, stanno divulgando i dati ottenuti da un recente sondaggio condotto dalla Coldiretti secondo il quale 7,7 milioni di italiani si portano al lavoro un pasto preparato in casa e, di questi, oltre 3,7 milioni dichiarano di farlo regolarmente. Solo il 18% fa quotidianamente un pranzo completo (dal primo piatto al dolce o frutta) mentre il 9% preferisce un panino, un trancio di pizza o un tramezzino. Cambiano pertanto gli stili di vita e cambiano le abitudini alimentari degli italiani sotto i colpi della crisi (evento stressante = ghepardo) economica.

Dunque quale migliore occasione per attuare un comportamento adeguato attivo-reattivo? Ridimenzionare i nostri menù giornalieri – ottima soluzione il piatto unico – e trovare un cibo economico, versatile e al contempo nutrizionalmente valido.

Io l’ho trovato e gode grande stima è … la PASTA!

Pasta al ppomodoroLa pasta, alimento simbolo della Dieta Mediterranea inserita nella Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO e riconosciuta dall’intera comunità scientifica per la sua correttezza nutrizionale, diventa ora cibo anti-crisi.

I nutrizionisti ne riconoscono la sua validità infatti questa garantisce un buon apporto di carboidrati complessi quali fibra alimentare ed amido, di proteine e soprattutto contiene una bassa percentuale di grassi e zuccheri semplici. Inoltre non contiene colesterolo ed ha un buon potere saziante pertanto può essere inserita sia nelle diete ipolipidiche che in quelle ipocaloriche. Estremamente versatile, grazie alla ricchezza dei formati e alla varietà dei cereali di origine, permette di variare ogni giorno con fantasia!

Tutto ciò rimane valido se ovviamente si presta attenzione alla porzione (per la donna circa 60-70g e per l’uomo circa 80-90g) e al condimento scelto. Unita invece ai legumi diventa un eccellente piatto unico come ad esempio pasta e fagioli, le proteine dei cereali della pasta si completano con quelle dei legumi raggiungendo un valore biologico paragonabile agli alimenti di origine animale.

Un’ultima considerazione ancora positiva sulla pasta quale cibo anti-crisi riguarda il miglioramento dell’umore. Il consumo preferenziale dei carboidrati contribuisce a migliorare l’umore delle persone, in quanto il glucosio che si libera dall’amido della pasta favorisce, indirettamente, la sintesi a livello cerebrale della serotonina, neurotrasmettitore che agisce sui centri dell’umore inducendo una benefica sensazione di soddisfazione e appagamento.

Per essere pratici….. qualche nocciolino come sono solita fare!

Rispettare la quantità indicata come porzione adeguata nella diversità di genere

Variare il più possibile scegliendo non solo pasta di grano ma anche di mais, kamut, farro, grano saraceno.... si soddisfano meglio i fabbisogni giornalieri di micronutrienti e il gusto!

Prediligere preparazioni semplici a base di verdure evitando sughi di carne o pesce o formaggi particolarmente elaborati e ricchi di grassi

Almeno una volta a settimana pensare al piatto unico a base di cereali e legumi (pasta e ceci, pasta e fagioli…)

Preferire la pasta cotta al dente poiché ha un indice glicemico inferiore a quella ben cotta, quindi, l’apparato digerente impiega meno tempo per digerirla






Questo è un articolo pubblicato il 12-03-2013 alle 19:18 sul giornale del 13 marzo 2013 - 3121 letture

In questo articolo si parla di attualità

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