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Chiaravalle: Fiab, “Liberi di pensare ma non di sparlare”

Fiab 4' di lettura 17/03/2013 - L’articolo “Bike brain” scritto dal gruppo “Liberi di Pensare” mi rattrista e sconvolge nello stesso momento.

Non capisco perché l’attacco diretto e strumentale verso l’Assessore Moscatelli debba finire per coinvolgere l’intero movimento che vede nella mobilità sostenibile una risorsa e non un danno.

Peggiora ancora di più la situazione il fatto che alcuni esponenti dei “Liberi di pensare” facevano parte della Commissione Chiaravalle Ciclabile da me presieduta; con loro ho avuto il piacere di condividere l’importanza del Pedibus e del Bicibus, come momento educativo degli alunni rispetto ai temi della salute, dell’educazione stradale e della conquista di spazi autonomi muovendosi in modo alternativo e sostenibile; insieme abbiamo preparato una rilevazione sulla sicurezza e addirittura sui passaggi di ciclisti e pedoni nei vari tratti delle tante odiate piste ciclabili; la Commissione ha organizzato con successo “la settimana Europea della Mobilità” monitorando in un giorno di settembre circa 1000 passaggi bici lungo corso Matteotti; abbiamo salutato con recita di poesia la partenza di ciclisti alla volta della marcia della pace Perugia-Assisi e non ultimo ci siamo commossi al cospetto del Presidente Napolitano che premiava la staffetta “La strada Giusta” in occasione dei 150 dell’unità d’Italia, come iniziativa eccellente.

Per chiudere penso che credere nella mobilità sostenibile non sia la soluzione a tutti i mali, ma una possibile risposta.

Massimo Cerioni Presidente Bicipiù e Consigliere Nazionale FIAB

Di seguito il punto del Direttore della FIAB (Federazione Italiana Amici della bicicletta)

Gentile Direttore,

non conosco gli autori del pamphlet anti-biciclette di Chiaravalle e non conosco, se non sommariamente, la situazione politica del Comune anconetano. Ho avuto modo, invece, di constatare direttamente la ciclabilità di quel territorio, all'altezza di quella delle città più evolute d'Europa. Come poche altre in Italia, amministrate da giunte di diverso colore ma di comune tensione al progresso.

Il mio intervento, quindi, non vuole assolutamente entrare nella contesa politica locale. La Fiab è rigorosamente trasversale e collabora, con grande soddisfazione, con Amministrazioni di opposto colore.

Il mio intervento è stato provocato dalle affermazioni anti bicicletta contenute nell'articolo Chiaravalle: Liberi di pensare, “Bike brain”, penosamente infarcite di luoghi comuni, frutto di scarsa cultura della mobilità e di prevenzione nei confronti di chi va in bicicletta.

La bicicletta non è certo la soluzione a tutti i problemi del mondo e, suppongo, nemmeno a quelli di Chiaravalle. Ne siamo ben consci. Non l'abbiamo mai detto.

Piuttosto, in un mondo che si è caricato di problemi anche a causa della scelta acritica a favore del trasporto individuale a motore e, particolarmente, nelle nostre città, che all'auto privata hanno sacrificato ogni possibile spazio pubblico a scapito della vivibilità, la bicicletta è senz'altro uno dei mezzi che può favorire il recupero di una accettabile qualità della vita. Certo non da sola. Senza un efficiente trasporto pubblico, non ci sarà un vero progresso.

Entrando nel particolare, trovo fuori luogo l'ironia su bicicletta e salute. Tutti i rapporti sulla salute puntano il dito contro i danni della sedentarietà e raccomandano il movimento quotidiano, a piedi o in bicicletta. E questo è tanto più valido per gli anziani, che di muoversi hanno estremo bisogno. Il movimento, in particolare quello in bicicletta, previene e cura numerose malattie, da quelle cardiovascolari a quelle del metabolismo. S'informino. Il problema vero è dare sicurezza a chi si muove a piedi e in bicicletta. Basterebbe abbassare a 30 o a 20 Km orari il limite di velocità in città. Questo renderebbe inutile anche la costruzione di piste ciclabili, con notevole risparmio di soldi (e di salute).

Quanto alla solita lamentela secondo cui la mancanza di parcheggi per le auto danneggerebbe il commercio, invito i signori a consultare le statistiche. Scopriranno che il commercio prospera particolarmente proprio nelle zone interdette al traffico a motore. Questo non solo nelle aree più evolute dell'Europa, ma anche nelle città più lungimiranti italiane.

Mi fa sorridere amaramente l'accostamento tra i giovani ciclisti e le droghe leggere. Fossi in loro mi preoccuperei di più di chi usa droghe pesanti o si imbottisce di alcool e poi sale in auto. Nessun ciclista “cannaiolo” ha mai provocato alcuna strage.

Infine è poco incisiva anche l'ironia sul rapporto tra bicicletta ed economia. La bicicletta non è certo contraria allo sviluppo delle altre forme di green economy, anzi è essa stessa fonte economica. Il cicloturismo, ad esempio, rappresenta il 40% del turismo tedesco e, per restare da noi, nella sola provincia di Trento (dati 2009) ha prodotto circa 100 milioni di euro di entrate.

Liberi di pensare, sì, ma obbligati ad informarsi.

Giuseppe Merlin
direttore Fiab-onlus






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 17-03-2013 alle 17:03 sul giornale del 18 marzo 2013 - 1380 letture

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