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Chiaravalle: Mov. Soc. sulla sanità, ricentralizzare e tornare al servizio pubblico e statale

Fiamma Tricolore 3' di lettura 05/05/2013 - Il problema della Sanità a Chiaravalle, ma in generale un po’ ovunque non è recente, parte da lontano. Nasce con l’istituzione delle Regioni voluto nel 1970 da Ugo La Malfa.

Alle Regioni fu affidato il Servizio Sanitario Nazionale (Legge 833 del 1978), nato dopo l’abolizione delle mutue di categoria (la più importante tre di esse era l'Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro le Malattie, l’INAM istituito con legge n.138 l’11 gennaio 1943) che funzionavano benissimo. Poi negli anni ’90 (Decreto Legislativo 502 del 1992) c’è l’innamoramento verso l’ultimo dei dogmi, quello liberista: le USL (Unità Sanitarie Locali) da entità tecniche si trasformano in ASL, in “aziende”, ciascuna col suo parlamentino e il suo governicchio spartitorio, e in più con il suo manager pubblico pagato come un manager privato, ma in quota a questo o a quel partito. Poi è subentrato il concetto di Area Vasta (sinonimo di rete di relazioni per il superamento della dimensione locale senza arrivare al livello regionale) che non fa altro che spezzettare la sanità a livello provinciale (aumento del numero dei dirigenti e quindi dei costi di gestione), cioè da impresa pubblica altamente “verticale” e integrata è diventata “orizzontale” e disintegrata di cui nessuno, alla fine è responsabile. Se prima il fiume del denaro pubblico in uscita passava per l’unico tubo dello Stato, ora in mano alle Regioni e alle Province passa per dozzine di buchi, l’immagine stessa del colabrodo. Risultato? Spese alle stelle, addesso urge il ridimensionamento, occorre tagliare, smantellare, ridurre gli organici e le spese.

Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore per questo propone delle soluzioni semplici:

  1. RICENTRALIZZAZIONE del servizio: la Sanità prima di tutto deve tornare ad essere una competenza dello Stato centrale, restituita alla Nazione come dice il suo nome: Servizio Sanitario Nazionale e invece così diverso nelle varie Regioni e Province italiane. Occorre quindi liberare immediatamente la Sanità dalle grinfie della politicizzazione o meglio dalla spartizione partitocratica (qui nelle Marche nel corso degli anni ad opera di PCI-PDS-DS ed oggi PD e cespugli) che di fatto hanno aumentato i costi, a causa della privatizzazione dei dirigenti pubblici (prima pochi), ora manager (oggi aumentati a livello esponenziale);
  1. ritorno ad un SERVIZIO PUBBLICO e STATALE: in una logica liberista e neo-aziendale si parla di “tagli”, “report” e “profitti”. Le aziende private possono esternalizzare i costi, licenziare i lavoratori poco produttivi o in sovrapiù. Ma la Sanità non può essere gestita come un’azienda. E’ questo che noi della Fiamma Tricolore intendiamo per dottrina dello Stato o meglio ritorno ad una cultura dello Stato. La Sanità non è un’azienda, non foss’altro perché un’azienda seleziona i suoi addetti, non assume vecchi e malati. Lo Stato invece ha a carico tutti questi, gli improduttivi, i non più produttivi, ed ha un obbligo verso di loro. Questi obblighi sono, in una logica aziendale, dei costi. Ma questi costi restano a carico dello Stato, mica può, per diventare più competitivo, sbatterli fuori dai suoi confini. Ciò significa che lo Stato non si riduce all’economia, l’economia è il suo limite, un condizionamento della realtà di cui tener conto, non il suo orizzonte ultimo. Il suo scopo non è il profitto, il suo campo non è il mercato, ma la civiltà, è mantenere la coesione sociale nell’avanzare di un popolo verso il futuro.

Lo sappiamo benissimo che la lotta è durissima, specie contro quei partiti e quelle forze che hanno capi di poche parole, appoggi politici che contano e grumi di interesse da non sfidare. Sfidarli richiede coraggio civile. Vista la partecipazione al dibattito di ieri pomeriggio da parte dei cittadini rimaniamo ottimisti.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 05-05-2013 alle 12:44 sul giornale del 06 maggio 2013 - 916 letture

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