Il dramma della SLA: Antonio Brocani chiede la cura Stamina. A breve convegno con il dott. Vannoni

Una situazione disperata e di sofferenza, come ci racconta la sig.ra Maila: “Mio marito è destinato a morte certa in quanto a tutt’oggi non esiste una terapia medica in grado di contrastare tale degenerazione. Poi a marzo di quest’anno, grazie al programma delle ‘Iene’, sono venuta a conoscenza del metodo Stamina del Prof. Vannoni in grado di curare tale patologia ed altre malattie neurodegenerative, neurologiche ad autoimmuni”.
E da quel giorno inizia la battaglia della famiglia Brocani per far sì che Antonio possa accedere alla cura Stamina. Si procede per le vie legali: un ricorso depositato al Tribunale di Ancona e il parere favorevole del Giudice del Lavoro. Ora Antonio può accedere alle cure compassionevoli presso le strutture sanitarie di Brescia, al momento unico Centro Ospedaliero autorizzato dall’AIFA e dal Ministero della Salute.
“C’è da aspettare, perché nella lista Antonio ha il numero 112, – prosegue la Sig.ra Maila – nel frattempo, forti di questa opportunità abbiamo pensato di divulgare il più possibile questo metodo per consentire maggior conoscenza sulle malattie neurodegenerative, ritenendo che persone colpite da tanto male abbiano almeno il diritto alla speranza che può offrire una cura compassionevole”.
La famiglia Brocani ha organizzato un convegno sul tema “Cellule Staminali e Metodo Stamina” sabato 7 dicembre alle ore 16.30 presso l’Auditorium dell’hotel Federico II a Jesi.
Interverranno il Dott. Marino Andolina ed il Prof. Davide Vannoni , l’Avv. Desirè Sampognaro per la parte legislativa con le testimonianze di alcuni genitori in cura a Brescia con buoni risultati.
“Il convegno ha come obiettivo quello di portare alla sensibilizzazione nei confronti di malattie gravissime per le quali al momento la scienza non offre alcuna alternativa, con l’intento quindi di fornire al pubblico informazioni utili ed esaurienti sull’argomento. Dal 23 luglio in piazza Montecitorio ci sono dei malati in carrozzina colpiti da Distrofia Muscolare, Sla, ecc. in presidio permanente, inascoltati, che chiedono il diritto alle cure e vorremmo che il loro slogan “NON HO PIU’ VOGLIA DI MORIRE, CURARSI NON E’ UN REATO” non rimanesse tale ma divenisse una SPERANZA, per chi oggi, speranza non ha più”. Questo l’invito di Maila.

Questo è un articolo pubblicato il 23-11-2013 alle 15:37 sul giornale del 25 novembre 2013 - 5251 letture
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