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'Quando l'asfalto brucia', un cittadino chiaravallese ricorda Senna, Pantani e Simoncelli

5' di lettura 04/07/2014 - 1° maggio 1992 – 1° maggio 2014. Lunghi e incancellabili vent’anni sono passati dalla morte di uno dei più grandi piloti di Formula Uno, cioè Ayrton Senna da Silva (San Paolo, 21 marzo 1960 – Bologna, 1° maggio 1992).


La cosa che più mi rammarica da italiano e da appassionato di Formula Uno da anni, è che il 1° maggio 2014 è stato un giorno qualunque e nessuno si è degnato di celebrare e ricordare in modo serio la figura di questo grande pilota, non un semplice pilota, ma IL pilota. Ma siccome siamo italiani tutto questo è normale, visto che siamo presi ogni giorno da cose futili, e quelle importanti le trascuriamo. Una tipicità totalmente italiana.

Chi è stato Ayrton Senna con tre Mondiali vinti (1988, 1990, 1991), 162 GP disputati, 41 GP vinti, e 80 Podi? Come dicevo poco fa, non un pilota qualsiasi, bensì IL pilota.
Personalmente mi ricordo poco, molto poco, visto che a quel tempo ero ancora bambino, però lo schianto alla curva del Tamburello della pista di Imola è sempre nella mia mente, e nella mia vita è stato uno fra i pochi sportivi per cui ho pianto, e credo che anche quelli della sua generazione abbiamo versato calde lacrime per la sua morte.

Con la morte di Senna è morto un intero modo di concepire la Formula Uno, Lui che si può ben dire, l’abbia inventata, o ancora meglio, l’abbia modificata, fino ad arrivare alla Formula Uno dei giorni nostri. Se la Formula Uno come la vediamo oggi è così, lo dobbiamo a piloti come Ayrton Senna, ma anche a piloti del calibro di Alain Prost, Nigel Mansell, ecc. Ayrton Senna oltre a essere stato un grande pilota, è stato anche un grande Uomo, sempre disponibile con tutti, e di cuore aperto, di una bontà unica, ma, soprattutto era un figlio del popolo, dotato di umiltà e sincerità, un uomo che ha sempre saputo dividere la vita dalla carriera sportiva, nella quale è stato un pilota preciso, e ossessionato dalla perfezione della macchina e della perfetta simbiosi fra Lui e la sua macchina.

L’Italia che cosa fa ogni 1° maggio di ogni anno per ricordarlo? Poco e niente! Per fortuna che ci ha pensato il cantautore bolognese Lucio Dalla con la sua canzone Ayrton tratta dall’album “Canzoni” del 1996.

Mi ricordo invece il giorno del fatidico 14 febbraio 2004, quando Marco Pantani detto “Il Pirata” fu trovato morto nella stanza di un hotel di Rimini, per causa di un edema polmonare e cerebrale conseguente a un’overdose di cocaina, ma non è di questo che voglio parlare. È difficile dire chi è stato Marco Pantani, perché il ciclismo non è il mio forte, ma si può dire che umanamente è stato il Senna delle due ruote, cioè una persona dal carattere buono e dolce, sempre pronto ad aiutare gli altri, senza mai voler niente in cambio, proprio come il campionissimo della Formula Uno.

Marco Pantani (Cesena, 13 gennaio 1970 – Rimini, 14 febbraio 2004), è stato una persona che nella vita come nello sport, ad ogni caduta subito si è rimesso in sella, ha messo i piedi sui pedali, e ha sempre ricominciato a correre, e così facendo ha superato gli ostacoli umani e sportivi che gli si ponevano innanzi. Non me ne vogliano i giornalisti, ma sono stati proprio loro a “uccidere” Pantani, con i loro processi mediatici sulle sue vicende personali legate al presunto utilizzo da parte sua di sostanze dopanti, buttando con un semplice gesto la sua straordinaria vicenda di campione del ciclismo italiano nel cestino, come se tutte le sue vittorie ciclistiche non contassero niente da un giorno all’altro!

Anche per Marco Pantani l’Italia ha riservato lo stesso destino di Ayrton Senna, visto che ogni 14 febbraio di ogni anno lo si ricorda poco o per niente; ma anche per questo grande campione dobbiamo ringraziare la musica che ce lo fa ricordare nella sua grandezza Umana e Sportiva, e la canzone in questione è L’ultima salita, tratta dall’album dei Nomadi del 2006, dal titolo “Con me o contro di me”.

Mi ricordo anche (e concludo questo mio articolo – omaggio) del 23 settembre 2011, giorno in cui sul circuito di Sepang alla Curva 11, ha perso la vita il giovane motociclista della GP, Marco Simoncelli (Cattolica, 20 gennaio 1987 – Sepang, 23 ottobre 2011). Una bandiera per tutti i giovani che si avvicinano a questo sport, e soprattutto un ragazzo dall’enorme sorriso, sempre pronto alla battuta, e allo scherzo, anche nei momenti difficili, o in gare che non gli andavano bene.

Il ricordo che ho di questo giovane campione è l’affetto che molti ragazzi hanno provato al suo funerale, mettendo canzoni di Vasco Rossi, oppure salutandolo con un semplice “ciao campione” o “ciao Sic”, e non con un addio o con un arrivederci.

Spero e credo che Ayrton Senna, Marco Pantani, e Marco Simoncelli, ancora oggi in quel luogo chiamato Paradiso regalino emozioni; emozioni vere e intense, cioè quelle emozioni che non potranno finire, neanche dopo la loro morte.


da Stefano Bardi
cittadino chiaravallese





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 04-07-2014 alle 18:54 sul giornale del 05 luglio 2014 - 2666 letture

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