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Mancata applicazione della L. 194 all'ospedale Urbani, intervengono le associazioni jesine

Ospedale Carlo Urbani Jesi 3' di lettura 06/02/2016 - Al reparto di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale “Carlo Urbani” di Jesi non si effettuano più interventi di IVG da settembre 2015, nell’indifferenza delle istituzioni locali e in sprezzo dell’articolo 9, comma 4 della legge 194/78 che vieta esplicitamente l’obiezione di struttura, a garanzia del diritto di scelta della donna sulla sua salute riproduttiva, articolo che, com’è noto, così dispone:

“Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l'attuazione anche attraverso la mobilità del personale.”.

La notizia è stata riportata anche nella puntata del 17 gennaio 2016 della trasmissione di Rai 3 “Presa diretta”. La situazione attuale è la medesima che si era venuta a creare da luglio 2012 a marzo 2013 e ancora, da gennaio a marzo 2014, a seguito dell’obiezione di coscienza sollevata dagli ultimi tre ginecologi non obiettori del reparto. La decisione temporanea, definita così dall’Asur stessa nel 2013, di avvalersi di due medici non obiettori provenienti dall’ospedale di Fabriano, si rivela di nuovo in tutta al sua precarietà.

Come nel 2014, le esigenze dell’ospedale di Fabriano hanno determinato l’impossibilità per i due medici di recarsi presso la struttura jesina, che già vedeva dimezzate le sedute (da 4 a 2 al mese) pregiudicando gravemente il diritto alla salute della donna che in questo caso, è garantito dalla tempestività dell’intervento di IVG.

Il Coordinamento per la Legge 194/78 composto dalle associazioni in calce alla presente, già sostenitrici della petizione per la piena e corretta applicazione della L.194/78, sottoscritta da 4121 cittadini, rivolta alla Regione Marche e consegnata il 19 dicembre 2013 al Presidente della Giunta regionale, al Presidente del Consiglio regionale e al Presidente della V Commissione consiliare permanente, in data 7 dicembre 2015 scriveva al dott. Luca Ceriscioli Presidente della Regione Marche, al dott. Piero Ciccarelli (Servizio Sanità Regione Marche), al dr. Alessandro Marini (Direttore generale Asur Marche), all’ing. Maurizio Bevilacqua (Direttore Asur Area vasta 2), al dott. Dr. Angelo Curatola dell’U.O. di Ostetricia e ginecologia di Jesi, all’avv. Andrea Nobili (Ombudsman regionale) chiedendo quali determinazioni intendessero prendere per risolvere una volta per tutte tale grave disservizio che, di nuovo, impedisce a noi cittadini di vedere garantiti i nostri diritti e, in particolare, il diritto alla salute della donna tutelato dalla legge 194/78.

A distanza di due mesi non abbiamo ricevuto alcuna risposta, a conferma della non volontà di risolvere il problema con il pieno ripristino del servizio.

Constatiamo quindi che l’Ospedale di Jesi, perseverando nella sospensione del servizio di IVG, torna ad operare nell’illegalità.

Le associzioni firmatarie del comunicato
UDI Unione donne in Italia - sez. di Jesi, Casa delle donne - Jesi, ANPI sez. Jesi e MediaVallesina, CGIL Ancona - CGIL Marche, Casa delle culture – Jesi, ARCI Jesi-Fabriano, Ambasciata dei diritti - sez. Jesi, Emergency - sez.Jesi, Libera - Jesi, Centro Studi Libertari "Luigi Fabbri" - Jesi, ass. SpaziOstello onlus - Jesi, Spazio Comune Autogestito - Tnt YA BASTA Marche Jesi, Radio senza muri, La strada di Sergio






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 06-02-2016 alle 15:36 sul giornale del 08 febbraio 2016 - 2038 letture

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