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Vindusca, candidata di Jesi in Comune: 'Cultura, tante inaugurazioni di spazi, ma manca una vision'

Jesi in comune 5' di lettura 07/06/2017 - Scrive Valentina Vindusca, 27 anni, candidata Jesi in Comune.

Da una logica “eventistica” ad una prospettiva di lungo raggio: per un (necessario) cambio di paradigma delle politiche culturali cittadine Lodata, strumentalizzata e, talvolta, persino negata, la cultura è spesso al centro di accesi dibattiti, ma sembrano essere davvero pochi coloro che ne parlano e ne trattano con cognizione di causa.

Dato dunque che, prima di proporre, forse sarebbe appunto il caso di conoscere (a noi di Jesi in Comune ripetono spesso che dovremmo “informarci prima di parlare”, “studiare”, ecc. ecc., anche se sono gli altri i primi ad essere impreparati), sembra opportuno inquadrare in primo luogo la questione dal punto di vista concettuale perché, senza solide basi, difficilmente si arriva lontano.

La definizione del concetto di cultura non è semplice né univoca. Leslie A. White nella sua opera “La scienza della cultura” (1969), riprende la definizione di Edward Tylor, della seconda metà dell’ottocento, secondo cui “la cultura è quel complesso che include in sé conoscenza, credenza, arte, morale, legge, usanza ed ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo quale membro della società”. Il dizionario enciclopedico Treccani definisce la cultura come “l’insieme delle cognizioni intellettuali di cui è dotata una persona”, distinguendola dall’erudizione, in quanto non semplice accumulo di nozioni ma rielaborazione, non solo intellettuale e spirituale delle conoscenze acquisite, che si traduce nella formazione della personalità morale dell’uomo. Ma dà anche una definizione in senso antropologico, come l’insieme delle manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di un popolo. Edgar Morin, nel suo saggio “Sistema culturale e politica della trasformazione dei processi sociali” (1970), dà una definizione più completa di cultura che, in senso antropologico e in contrapposizione alla natura dell’uomo, va identificata come “l’insieme di abitudini, costumi, pratiche, saper fare, saperi, regole, norme, divieti, strategie, credenze, idee, valori, miti che si perpetua di generazione in generazione, si riproduce in ciascun individuo” tramite l’educazione. Ma non possiamo fermarci alle mere definizioni.

Sebbene autorevoli, queste differenti interpretazioni, infatti, ci restituiscono solo in parte l’estrema complessità del tema.
Il difficile comincia nel momento in cui la cultura, prendendo forma nella vita reale, deve essere declinata sulla base delle diverse e mutevoli esigenze della società in cui si inserisce e di cui, tra l’altro, è testimonianza rappresentativa.

Di qui, l’imprescindibile legame tra politica e cultura, in costante nesso tra loro. D’altronde, alla base di una cultura c’è una società e la società stessa trova la sua essenza nella cultura che si è data. Ma si sa, gli incarichi politici durano poco: cinque o, al massimo, dieci anni. Tempistiche oggettivamente un po’ troppo strette quando di mezzo c’è la cultura.

Quindi avremo sì l’inaugurazione in pompa magna di nuovi spazi culturali (la Salara), la riapertura di altri (Casa Museo Colocci-Vespucci e Museo Archeologico), nonché altre nobili ed encomiabili iniziative, ma con queste, a quanto pare, dovremmo accontentarci.
Peccato, però, che sembri mancare la cosa più importante, quella dove non sono i numeri a far la differenza, quella che non attira le luci dei riflettori, ovvero la vision, da intendersi come la strategia, la capacità di guardare al futuro. Inutile aprire un nuovo spazio culturale se, per conclamata carenza di personale specializzato e di risorse economiche, si fa fatica a tenere aperti quelli già esistenti e, soprattutto, se non si hanno ben chiari obiettivi e direzione, cioè quello che a noi di Jesi in Comune piace definire “orizzonte di senso”.

Eppure, bisogna ormai rendersi conto che, senza una politica di lungo raggio, capace di guardare avanti con coraggio, non c’è sostenibilità, né culturale né, tantomeno e con buona pace del Sindaco uscente, economica. Strano quindi che un’Amministrazione così attenta ai bilanci non abbia ugualmente a cuore il concetto di sostenibilità.

Secondo noi di Jesi in Comune, nel momento in cui si è chiamati a rivestire il ruolo di amministratori pubblici, ci si assume l’onore ma anche l’onere e la responsabilità di immaginare e progettare il futuro in una visione di lungo periodo, partendo da un’analisi seria ed approfondita del territorio, dei (purtroppo esigui) operatori coinvolti e del tessuto urbano.

Questo significa avere una strategia che non si esaurisca nell’evento in sé, ma che sia davvero in grado di creare quel valore economico, prodotto da una cultura intesa come volano di sviluppo, di cui tanto si parla, ma in cui, a quanto pare, si crede ben poco. Più che un giornaletto ex-post (dal sapore di una malcelata propaganda elettorale) con una sfilza di numeri che mal si addicono alla complessità del concetto di cultura cui si accennava prima, sarebbe forse il caso di iniziare ad elaborare un piano di lungo raggio per le politiche culturali della città.
Coinvolgendo in maniera attiva e partecipata tutti gli stakeholders interessati, cittadini in primis, l’obiettivo da perseguire dovrebbe essere quello di una programmazione condivisa, sostenibile ed estranea alle logiche della convenienza politica, capace di traghettarci verso il futuro, cogliendone sfide ed opportunità. Qualsiasi sia l’esito di queste, e delle future, elezioni.


   

da Jesi in Comune
 





Questo è un comunicato stampa pubblicato il 07-06-2017 alle 11:30 sul giornale del 08 giugno 2017 - 1926 letture

In questo articolo si parla di cultura, politica, jesi, Lista Civica, jesi in comune

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