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Al via a Palazzo Bisaccioni 'La densità del vuoto', un viaggio negli anni '70 dell'arte

La densità del vuoto 4' di lettura 29/06/2017 - La Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, nella sede del rinascimentale Palazzo Bisaccioni nel centro storico di Jesi, continua la sua attività espositiva e, dopo le mostre degli ultimi due anni dedicate ad Osvaldo Licini, alla Scuola Romana e al Futurismo, presenta l’esposizione La densità del vuoto.

Gli anni ’70 dell’Arte, dedicata a quel decennio che ha cambiato radicalmente il modo di concepire l’arte in Italia e non solo.
La mostra, organizzata incollaborazione con la Galleria d’Arte Gino Monti di Ancona, vuole dare uno spaccato di quelli che sono stati gli anni ’70 nel mondo dell’arte, analizzando il fenomeno dell’arte concettuale attraverso gli artisti che ne hanno fatto parte - dai protagonisti storici del concettuale negli Stati Uniti quali Joseph Kosuthe Sol Lewitte in Italia come Alighiero Boettie Gino De Dominicis, agli esponenti dell’Arte Povera da Kounellisa Pistolettoa Zorio, fino ad arrivare ad Ontani – con la volontà di rendere lo straordinario fermento di ricerca che ha percorso quegli anni.

Una mostra corale che racconta le sfaccettature, le similitudinie le differenze di molti degli artisti che lavorarono a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, con l’obiettivo di ricostruire l’intenso scenario artistico e culturaleche animò quel periodo, tra figure di spicco, outsider, personalità più isolate ma non per questo meno innovative, le loro relazioni intellettualie di amicizia, che portarono la scena artistica italiana, per la prima volta dopo molto decenni, a conquistarela ribalta internazionale.
Basti citare la mostra del 1969 alla Kunsthalle di BernaWhen Attitudes Become Formin cui l’opera di Boetti Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969è allestista sul pavimento insieme alle opere di Bruce Nauman e Barry Flanagan, Jannis Kounellis esponei suoi sacchi di grano sulle scale e Mario Merz il suoIgloo con Albero.
Solo qualche mese prima Giovanni Anselmo e Gilberto Zorio partecipanoad una mostra al di là dell’Oceano presso la Galleria di Leo Castelli a New Yorkinsieme ai loro colleghi americani.
Questi artisti stavano reiventando il linguaggio delle arti visive senza schematismi, definizioni o preconcetti, utilizzando con disinvoltura differenti tipi di tecniche e materiali, superando i tradizionali mezzi espressivi e privilegiando il processo mentale che precede l’esecuzione, nel quale l’opera è già compiuta.

Il titolo e concept della mostra ‘La densità del vuoto’ può essere riassunto nelle paroledi Germano Celant che, in una recente intervista per La Repubblica, afferma: "‘Arte Povera’è un'espressione così ampia da non significare nulla. Non definisce un linguaggio pittorico, ma un'attitudine. La possibilità di usare tutto quello che hai in natura e nel mondo animale. Non c'è una definizione iconografica dell'Arte Povera".

L’arte concettuale ha indagato l’essenza delle cose e le relazioni tra esse ed è statasinonimodi libertà e sperimentazione, partendo dalla demistificazione di tutte le pratiche rappresentative. In mostra a Jesi i rappresentanti dell’Arte Povera - Anselmo, Kounellis, Zorio, Pistoletto, Boetti, Calzolari solo per citarne alcuni – che sfuggono ad una definizione stringente, affrontando poetiche diversee personali, accomunate però dauna tendenzaessenzialmente concettuale, che mette in atto il processo della riduzione: dal monocromatismo di Castellani, agli acciai di Pistoletto che non riflettono altro che la realtà circostante, a Jannis Kounellis e Gilberto Zorio che auspicano attraverso la creazione artistica un incontro tra natura e cultura nella coscienza dell'uomo.

Giulio Paolini, caso unico nel panorama concettuale, propone una continua meditazione dell'arte sull'arte basatasul sistema delle immagini e più precisamente della visione.
E ancora Enrico Prini un vero e proprio outsider, personaggio schivo e riservato, che ha lavorato confrontando le regole della fisica e la singolarità della visione.
A fianco a Sol Lewitt e Joseph Kosuth – di cui sarà esposto un frammento dalla celebre installazione pubblicaText/Context(1977-1979) – ci sarà anche Joseph Beuys, altra figura chiave per cui l’arte diviene il mezzo per plasmare la realtà e l’artista è tutt’uno con la sua opera, volendo generare consapevolezza critica nel pubblico esuscitare in ognuno una personalepercezione del valore dell’arte.

Presenti nel percorso espositivo artisti marchigiani – di natali o di elezione - a confermare una delle mission principali della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, ossia la valorizzazione e promozione del territorio. Partendo da Gino De Dominicis, nato ad Ancona nel 1947, e Eliseo Mattiacci, originario di Cagli, c’è Ubaldo Bartoliniartista maceratese che sposa l’arte concettuale nella sua prima produzione e Claudio Cintoli trasferitosi nella prima infanzia a Recanati, città in cui tornerà sempre, fino ad arrivare a Pierpaolo Calzolari chevive e lavora tra Fossombronee Lisbona.

In mostra opere di Getulio Alviani, Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli, Michelangelo Pistoletto, Ben Vautier, Mimmo Rotella, Umilio Prini, Daniel Bauren, Joseph Kosuth, Gino De Domicinis, Claudio Cintoli, Ubaldo Bartolini, Joseph Beuys, Vettor Pisani, Alighiero Boetti, Enrico Castellani, Ettore Spalletti, Gilberto Zorio, Jannis kuonellis, Sol Lewitt, Hidetoshi Nagasawa, Luigi Ontani, Anselmo, Claudio Parmiggiani, Giulio Paolini, Eliseo Mattiacci.


da Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi







Questo è un comunicato stampa pubblicato il 29-06-2017 alle 09:51 sul giornale del 30 giugno 2017 - 1334 letture

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