Appello per il biometano: le osservazioni di Legambiente, Anci, Cisl, Uil e Movimento Difesa del Cittadino

«Le Marche hanno bisogno di nuovi impianti di riciclo per accelerare la transizione verso l’economia circolare, altrimenti tutti gli sforzi per far crescere la raccolta differenziata e migliorare le performance di gestione dei rifiuti sul territorio regionale saranno vani. La nostra regione ha bisogno, subito e prioritariamente, degli impianti (almeno due) per trattare l’organico differenziato, che rappresenta circa il 30% dei rifiuti urbani che produciamo, altrimenti questa parte continuerà a finire, riempiendole, nelle discariche producendo cattivi odori e percolato, o in impianti di riciclo lontani anche centinaia di chilometri, a costi insopportabili per le tasche dei cittadini, consumando gasolio, inquinando l’aria e rendendo sempre più insicure strade e autostrade.»
Questo il commento di Stefano Ciafani e Francesca Pulcini, rispettivamente presidente nazionale di Legambiente e presidente di Legambiente Marche durante la conferenza stampa “Appello per il biometano” che si è svolta questo pomeriggio presso la Sala del Consiglio Comunale a Jesi e a cui hanno preso parte anche Maurizio Mangialardi, presidente Anci Marche e Roberto Ascani, segretario generale Fit Cisl Marche.
Alle richieste dei vertici di Legambiente si sono uniti a gran voce Anci Marche, Cisl Marche, Uil Marche, Movimento Difesa del Cittadino Marche, che hanno firmato l’appello a favore del gas rinnovabile e hanno espresso pareri favorevoli a riguardo, proprio mentre in questi giorni si è tornati di nuovo a parlare della realizzazione del biodigestore in un’area adiacente all’Interporto in zona Coppetella, a servizio di tutta la provincia di Ancona.
Nel corso della conferenza, Legambiente ha sottolineato che, secondo l’ultimo report della Regione Marche, nel 2017 sono stati raccolti in maniera differenziata oltre 66.000 tonnellate di verde ed oltre 150.000 tonnellate di organico, per una media di produzione di rifiuti pro capite di verde e umido superiore ai 140 kg/abitante*anno.
«Le ATA hanno avviato da tempo i lavori per le approvazioni dei rispettivi Piani d’Ambito e questa è l’occasione perfetta per investire in un’impiantistica adatta allo sviluppo del biometano, considerando che oltre il 30% della frazione organica prodotta viene trattata fuori regione per mancanza di impianti e che gli impianti in Regione a gestione pubblica riescono a coprire solamente il 38% del fabbisogno regionale di recupero della frazione organica, mediante solo compostaggio» – hanno proseguito gli organizzatori.
Nel frattempo va ricordato che, mentre una preziosa risorsa come la FORSU non viene adeguatamente sfruttata per produrre biometano e la Regione Marche non dà una vigorosa spinta in questa direzione, l’Eni continua la sua corsa all’estrazione di metano fossile e pochi mesi fa ha presentato una nuova richiesta di perforazione al largo di Falconara.
«L’emergenza climatica si può vincere soltanto se avviamo da subito una profonda trasformazione nella strategia energetica del nostro Paese e lavorando allo sviluppo dell’impiantistica su ciascun territorio. A questo proposito riteniamo, appunto, che gli impianti migliori, più moderni, efficienti ed economicamente convenienti, siano gli impianti di digestione anaerobica, che producono compost di qualità e biometano per l’autotrazione o l’immissione nella rete di distribuzione del gas, e che hanno un impatto trascurabile sull’ambiente e sul territorio. Occorre fare presto e realizzare impianti per gestire il ciclo dei rifiuti che siano coerenti con le linee guida del piano, ma soprattutto con le necessità dei territori, dell’economia circolare, della gestione di prossimità dei rifiuti prodotti, promuovendo percorsi di partecipazione e coinvolgimento dei territori coinvolti. Il biometano non solo si presta ad essere e a diventare un fonte energetica sempre più strategica nel settore dei trasporti e dei consumi domestici, ma siamo convinti giocherà un ruolo fondamentale nella transizione energetica, offrendo importanti occasioni di rilancio per le imprese, soprattutto agricole, oltre che uno strumento fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici e nella gestione dei rifiuti. In caso contrario perderemo, tutti, la scommessa di far continuare a crescere le Marche nella buona gestione dei rifiuti.».
In base a quanto affermato dal Comitato Termotecnico Italiano, il biometano, infatti, è in grado di evitare l’immissione di gas serra di almeno il 75% rispetto a quelle dei combustibili fossili, un contributo fondamentale all'obiettivo di contenimento del surriscaldamento del pianeta entro 1,5 gradi centigradi come recentemente auspicato dal Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). L’intero processo, oltre alla produzione di energia verde, permette inoltre di avere come risultato finale un ammendante utile a ridare fertilità ai suoli impoveriti dall'agricoltura intensiva. Il 2018, inoltre, è stato l’anno di approvazione del tanto atteso decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti. Una misura che, insieme alla definitiva approvazione del nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare, che pone tra gli altri l’obbligo della raccolta separata dell’organico a livello europeo, deve accelerare la transizione verso un modello di consumo più sostenibile. Con lo stesso decreto si aprono nuovi e importanti scenari, a partire dai 4,7 miliardi di euro messi in bilancio dallo Stato fino al 2022 per i nuovi impianti per la produzione di biometano e biocarburi da rifiuti. Un incentivo che mira a sostenere i maggiori costi nella produzione di biocarburanti, rendendoli così competitivi con quelli dei combustibili fossili nel settore dei trasporti.

Questo è un comunicato stampa pubblicato il 22-05-2019 alle 10:44 sul giornale del 23 maggio 2019 - 1406 letture
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