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Vivere di Emozioni: la prima Comunione

4' di lettura 22/05/2021 - Il 9 maggio sembrava una data lontana e invece, dopo un periodo di preparazione fatto d’incontri durante la messa domenicale delle 10 e grazie alla disponibilità e alla passione delle catechiste, l’entusiasmo del diacono e il carisma di Don Giuliano, ci ha presto sorpresi con una splendida giornata di sole.

C’era fervida attesa fra i bambini e in casa. Un momento di gioia e incontro dopo lunghi periodi d’isolamento, una celebrazione speciale a ricordare che oltre alla festa con i cari qualcosa di unico stava per succedere. Erano quasi pronti a ricevere un bene prezioso da conservare per sempre nei loro cuori.

I bambini si presentavano agli incontri domenicali con un raccoglitore colorato in mano che sfoggiavano orgogliosi, pieno di canzoni da intonare accanto ai propri genitori, a battere le mani a tempo e poi lo scambio della pace fatto di palmi sui cuori e occhi negli occhi. Emozioni intense vissute vicini ai nostri figli, di cui non riusciamo a godere nel quotidiano.

La prima comunione ha per noi rappresentato l’intraprendere un cammino diverso, quello che porta ad un arricchimento spirituale. La fede è infatti ricchezza, una possibilità in più nella vita di un bambino e poi di un adulto. Il sapere di non essere soli, di avere qualcuno che è dalla nostra parte comunque le cose andranno, in questo mondo diventato per alcuni suoi aspetti arido, ci aiuta ad avere un punto di riferimento importante, specialmente quando la fede viene nutrita nel quotidiano col tuo esistere e nei rapportarti con gli altri. Se tu cercherai Gesù, lui ci sarà, sia nei momenti di gioia che in quelli di disperazione.

Ai bambini diamo mille possibilità: lo sport, la scuola di musica, le lezioni d’inglese, opportunità di ogni tipo perché vorremmo il meglio per loro. E’ un peccato non offrire anche l’occasione di nutrire l’anima, di essere avviati ad un percorso di fede e soprattutto di avere un amico pronto a stargli accanto.

La vita di parrocchia ha da sempre rappresentato nella nostra cultura un importante relazione, un’estensione della famiglia insieme alla scuola. E’ vita sociale. La messa domenicale un appuntamento con se stessi prima ancora che con Gesù, uno dei rari momenti in cui si vedono volti non chini sui cellulari, che sia a riflettere o a mettersi in contatto con l’interiorità, volti proiettati all’ascolto, in un mondo dove si è abituati solo a dire la propria opinione spesso parlandosi sopra.

I nostri bambini erano emozionati all’idea di ricevere l’eucarestia, il primo segno concreto e tangibile nella vita di un cristiano. Mio figlio mi chiedeva perché non mi alzassi al momento di ricevere la comunione durante la messa e la mia risposta era: “perché non mi sono confessata”.

Sono una cristiana poco praticante: a casa preghiamo, cerchiamo di vivere una vita rivolta all’amore del prossimo, degli animali, della natura, ma potrei fare di meglio. Vorrei essere d’esempio e mi sono decisa a confessarmi, dopo anni lo ammetto. Mi immaginavo le confessioni vecchio stampo, con tutto il folto elenco dei miei peccatucci da dover rivelare e invece ho trovato piacevole e liberatorio fare una chiacchierata, avere uno scambio d’idee. E’ stato un momento da dedicare a me stessa rapportandomi con lo spirito che è poi la chiave della gioia. Ne sono uscita serena e sollevata, in un contesto di sorrisi, comprensione e umanità.

Anche io, accanto a mio figlio il 9 maggio mi sono alzata e ho ricevuto l’eucarestia. Lui era orgoglioso di sua madre e io di mio figlio che mi aveva spronata a vivere profondamente ogni fase della messa. E’ stata comunione anche per me e non vedo l’ora di rivivere questo momento.

Che questo giorno possa aver rappresentato l'inizio di un cammino sereno e gioioso per tutti i bambini e le loro famiglie, accettate in tutte le loro diversità, purché rivolte all’amore e alla luce. L’augurio che faccio a ogni bambino è quello di prendere in mano la propria vita e di realizzarne un vero capolavoro, perché anche da soli si può cambiare un po’ di mondo, almeno quello di chi ci è vicino! E che la fede, che è amore a prescindere, dia loro la forza che magari a volte si perde nelle difficoltà della vita.

“Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi (Is 40, 31).”






Questo è un articolo pubblicato il 22-05-2021 alle 08:26 sul giornale del 24 maggio 2021 - 971 letture

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