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Vivere di emozioni: due matrimoni a confronto, 2021 e 1952. A quale preferireste partecipare?

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Matrimonio 2021 e matrimonio di una volta
Ho voluto mettere a confronto due matrimoni: 15 giugno 2021, quello a cui aspirano tanti promessi sposi dopo infiniti rinvii a causa della pandemia, con tutte le regole da seguire e 24 aprile 1952, quello dei miei nonni materni,

Sileno e Maria, minuziosamente raccontato dai protagonisti, dopo quasi 70 anni, fra curiosità, emozioni e tradizioni andate smarrite.

Dal 15 giugno 2021 è possibile finalmente organizzare dopo la cerimonia nuziale anche il ricevimento. Ci sono però dei protocolli anti-Covid da seguire.

Come prima regola, per aver la possibilità di partecipare è obbligatorio il green pass, sposi e invitati devono essere già stati sottoposti al vaccino (prima dose da almeno 15 giorni), oppure guariti dal Covid nei 6 mesi precedenti oppure ancora negativi al tampone effettuato non più di 48 ore prima della festa, sono esclusi i bambini al di sotto dei due anni. I dati dei partecipanti dovranno poi essere conservati almeno per i 14 giorni successivi al matrimonio.

Non sarà obbligatorio ingaggiare un Covid manager come trapelato in un primo momento, sarà però doveroso rilevare la temperatura all’ingresso a tutti gli ospiti. Non c’è un numero limite per gli invitati alla festa, deve però essere regolato in base all’ampiezza della location scelta. I tavoli dovranno essere distanziati di almeno un metro fra di loro.

I buffet sono consentiti solo se a somministrare il cibo sarà il personale. Mentre si attende il proprio turno è obbligatorio indossare la mascherina. Se si opta invece per il self service, le pietanze dovranno essere esposte in confezioni chiuse e monodose.

Mascherina obbligatoria per tutti, sia all’interno che all’esterno se non è possibile rispettare il metro di distanza.

Il protocollo e il buon senso raccomanderebbero di festeggiare all’aperto visto che siamo a cavallo dell’estate, ma non è obbligatorio. Nel caso si optasse per un ricevimento al chiuso dovranno essere garantite porte e finestre sempre aperte.

Se si è pensato ad un cantante o ad un’orchestrina, sappiate che dovrà mantenere una distanza di tre metri dal pubblico, oppure si può mettere una barriera in plexiglas davanti al microfono. Possibili anche i balli all’esterno, mentre al chiuso si dovrà almeno garantire una superficie di due metri quadri ad invitato.

Una tendenza molto gettonata, al posto della torta nuziale è la romantica monoporzione, decorata con fiori veri commestibili che si dovrebbe abbinare alla perfezione con il tema scelto e i colori estivi del tipico matrimonio bohémien in giardino.

Le bomboniere dovranno essere consegnate dagli sposi che avranno cura di igienizzarsi le mani dopo ogni invitato.

Non vi resta che preparare le valige e partire per il vostro viaggio di nozze. Per le mete e tutte le procedure da seguire mai come ora è consigliabile affidarsi a degli esperti del settore.

Facciamo ora invece un tuffo nel passato: Sileno e Maria già da un anno hanno deciso di sposarsi, si sono conosciuti poco più che ragazzini abitando nella stessa via e gli occhi celesti di nonna sono stati la scintilla, il motivo per cui io oggi sono qui. Si sono innamorati fra la miseria del primo dopoguerra.

Mio nonno a dodici anni lavorava già per gli inglesi, era stato chiamato a ricostruire la ferrovia di Castelplanio, devastata dai bombardamenti, sollevava pesi sproporzionati per la sua esile corporatura. Poi tanti lavori fino a diventare muratore, l’artista lo chiamavano, per le rifiniture di precisione che era consueto fare.

Mia nonna, alla stessa età faceva la governante in una famiglia benestante e già era conosciuta per le strepitose tagliatelle preparate ad arte, tutte uguali fra loro, frutto della sua mania per il perfezionismo.

Entrambi amavano ballare e con la mia bisnonna e gli altri del paese, il fine settimana andavano per sagre e feste, a piedi ovviamente, fino a Cupramontana, Apiro, Rosora e tornavano con il canto dei galli, dopo aver ballato il saltarello e il valzer tutta la notte. Si scherzava e si rideva tanto lungo la strada, la fatica non si sentiva perché si era in compagnia e il vino dalle nostre parti è sempre stato buono e in abbondanza.

Intanto andavano avanti i preparativi per lo “sposalizio”, la data era fissata per il 24 aprile 1952 alle ore 9.00. Hanno affittato una casetta, commissionato la realizzazione della camera da letto al falegname ma del lampadario hanno fatto a meno, hanno comprato la cucina ma senza il frigorifero.

Hanno ordinato le partecipazioni in tipografia, i sacchettini di confetti con il tulle bianco all’emporio, il supermarket di una volta dove si vendeva di tutto e sfuso. Per le confezioni quattro tipi di carta: la carta paglia, la carta pane, la carta oleata, la carta da zucchero (per la pasta). Si usavano molto i “cartocci” che gli stessi negozianti confezionavano avvolgendo la carta che avevano sul bancone.

I vestiti vennero realizzati da due sarti del paese: Romolo realizzò un gessato blu per nonno e Domenichina cucì un vestito in pizzo bianco, stretto in vita e svasato alle caviglie. Le fedi erano talmente sottili che a nonno dopo poco si spezzò mentre lavorava.

Circa 100.000 lire il costo di tutto il matrimonio, pagato con i soldi messi da parte sotto il materasso durante un anno di lavoro.

Il tanto atteso giorno è finalmente arrivato: entrambi si sono recati alla vicina chiesa a piedi, nonna davanti, accompagnata dal cognato Silvio e nonno dietro, a braccetto con sua sorella Luisa, perché i genitori non avevano abiti eleganti per portarli a sposare. I vicinati al seguito, le persone della via tutte affacciate alle finestre e ai balconi ad applaudire, le campane a festa, la chiesa di Santo Stefano gremita di gente, un tappeto rosso nella navata centrale, lo splendido organo Callido suonato per la marcia nuziale.

I visi giovani, 21 anni entrambi, un futuro tutto ancora da scrivere, quel SI’ e quel per sempre mantenuto, nel bene e nel male per davvero. Il riso e i confetti tirati all’uscita dai bambini.

A cerimonia conclusa hanno organizzato un rinfresco nell’aia di casa, per i conoscenti, per chi aveva fatto un pensiero, un centinaio di persone circa. Crostate e ciambelloni, pasticcini, liquori fatti in casa: caffè sport, cherry e millefiori, il più difficile da realizzare.

Poi il pranzo nella bigattiera, il locale adibito alla lavorazione dei bachi da seta. I tavoli disposti a ferro di cavallo, il tovagliato, i piatti, le posate e i bicchieri presi in affitto al solito emporio.

A cucinare, da giorni, alcune parenti e vicinate, a dirigere il tutto Zia Adelina. Vincisgrassi, fritto e tanto altro.

Nessuno regalava soldi, non si usava, hanno ricevuto servizi di tazzine in ceramica, cucchiaini d’argento, bottiglie e bicchieri in vetro finemente lavorati, tutto ancora custodito e immacolato nella credenza della sala da pranzo. A festeggiarli anche alcuni parenti arrivati da Cingoli, a piedi ovviamente e si sono fermati a dormire nella grande casa per una notte.

La torta nuziale era di pan di Spagna, ad un solo piano, farcita con crema e cioccolato ed imbevuta di alchermes. A guarnirla due sposini di porcellana.

A fine pranzo il mio bisnonno Amedeo è uscito ed è andato all’osteria del paese a dire a tutti che Sileno li stava aspettando per festeggiare, anche se non era vero. In mezz’ora tutto Maiolati era nel loro cortile a ballare e ad ubriacarsi in allegria. I bambini lanciavano i confetti con le fionde e hanno rotto quasi tutti i vetri delle finestre, ma poco ha importato. Uno aveva la fisarmonica con sé, altri i fiaschi del vino. E’ stato sufficiente per far ballare un paese intero fino alle cinque del mattino.

Le lacrime di commozione di nonna, confortata poi dalle zie perché sarebbe dovuta andare via per la prima notte dalla casa paterna, dalla camera condivisa con la sorella Aldina e il fratellino Alvaro. Ma ad attenderla c’era uno scherzo organizzato dai parenti: come da usanza, tanti campanelli attaccati sotto la rete del letto per strapparle una risata!

Dopo un mese circa sono partiti per il loro viaggio di nozze, sono andati a Torino a fare il maggiordomo e la governante presso una nobile famiglia. Hanno resistito nemmeno 3 mesi, poi il “togli e rimetti” di guanti bianchi, anche se pagato profumatamente è presto venuto a noia di nonno, uomo d’orgoglio e da buon marchigiano, poco incline alle riverenze. L’aria di Maiolati mancava troppo ad entrambi e sono presto rientrati a casa, fra gli affetti dei familiari e dei conoscenti.

Nonno Sileno a 91 anni cucina gnocchi fatti a mano, prepara dolci e pizza da oscar, l’esperienza non manca! Nonna adora stare davanti al camino d’inverno e godersi la casa. Nel frattempo ha comprato un bel lampadario per la camera (nel 1968) e tutt’ora, quando accende l’interruttore punta gli occhi, grata e stupita a quelle gocce di cristallo che riflettono mille colori sulla parete.

Qualche anno prima comprarono anche un televisore che in estate posizionavano sopra il davanzale della cucina, rivolto verso l’esterno e tutti gli abitanti de “il Borgaccio” e de “la Piazzetta” si andavano a sedere di fronte, sotto l’archetto a guardare “ Carosello”, “Il Conte di Montecristo” e “Canzonissima”.

Poi a volte iniziava a piovere all’improvviso, arrivavano i temporali estivi e le campane suonavano forte per rompere l’aria. L’onda d’urto, che nelle comunità più grandi al posto delle campane veniva prodotta dai cannoni sparati a salve, andrebbe a distruggere il nucleo di condensazione e impedirebbe la formazione grandigena. Scienza o stregoneria? Non è dato sapere, ma si faceva così.

L’amore non è aspirare alla perfezione, alle perenni farfalle sullo stomaco, all’essere d’accordo sempre, l’amore credo sia esserci, anche quando le mani iniziano a tremare, anche quando gli occhi celesti diventano velati di grigio, anche quando va tutto storto e ad imboccarti la minestra c’è la stessa persona di quel lontano giorno in cui si è detto SI’, nel bene e nel male; senza lampadario ma con i progetti ben chiari e i campanelli sotto il letto a sorprenderti.



di Azzurra Filottrani






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