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"Mi ero persa", la poesia di Maria Teresa Chechile approda in Piemonte

Chechile in Piemonte 4' di lettura 26/11/2021 - L'autrice racconta l'esperienza vissuta in Piemonte.

Ringrazio innanzitutto il Presidente del Consiglio Regionale Piemonte Stefano Allasia, per avermi accolta e aver mostrato con particolare sensibilità come anche la medicina narrativa ha avuto ed ha un ruolo non indifferente in questo nostro tempo epocale di pandemia.
Ringrazio il Consigliere Regionale, nonché Vice Presidente della IV commissione sanità, Andrea Cane, per aver creduto nella forza che proprio questo settore sa esplicare oltre la clinica, quale risultanza e ulteriore incentivo nell’affiancare la scienza e la medicina.

È a voi che oggi, io qui, consegno nelle vostre mani questa mia poesia covid. Dal titolo emblematico ma al contempo fiducioso e ricco di speranza “MI ERO PERSA”.
Sono onorata di poter lasciare alla Regione Piemonte questi versi, quale segno di vicinanza e di comunità. Una poesia che dal premio dell’Accademia dei Bronzi di Catanzaro, sta viaggiando in lungo e largo per l’Italia, rafforzandone il concetto di appartenenza, anche tra cittadini e Istituzioni.

La poesia nasce il 26 marzo 2020 mentre mi recavo a lavoro, presso l'ospedale Carlo Urbani, dove esercito la professione di infermiera, nel servizio di pneumologia di Jesi.
Quella mattina era una giornata particolarmente uggiosa. Pioveva e non solo. Lampi e tuoni, commisti a grandine, non facevano intravedere la bella stagione che era già iniziata. Ma non era Primavera. Non lo era per nessuno e neanche nei cuori di ciascuno di noi. Non lo era nei tanti corpi afflitti e lesi, non lo era per tutte quelle incognite che ci aspettavano.
Eravamo stati travolti e stravolti, da poco più di un mese, in una pandemia attraverso la virulenza straordinaria della SARS Cov2. Ci aveva sconvolti e storditi.
Turbinio di anime rapprese e che ancora oggi, sia pur nelle forme e con modalità diverse, ci vede coinvolti nell’affrontare il covid.
Ma con una maggiore consapevolezza: La capacità di saperne uscirne. Di saper reagire, di essere più forti, con nuove visuali e nuove prospettive Una rinnovata fiducia nella scienza ci conduce a saperci ritrovare per non perdersi e che, anzi, coraggiosamente, ci conferma il nostro essere duttili e reattivi.

La prima grande ondata da covid ci aveva costretti a rivedere stili di vita, sentimenti vacillare, situazioni cambiare e a rimettere in discussione le nostre posizioni. Ci aveva relegati in una chiusura totale. Noi tutti colpiti nella carne viva. Ci aveva resi resilienti e costretti a resistere ad un virus particolarmente insidioso, dalle molteplici incognite. A quel male che, forza causa maggiore, ci stava togliendo ogni possibilità, anche di prospettive e di speranza, rimandava tutto e tutti a quel rimettersi in discussione. Al dover trovare nuove soluzioni e nuove opportunità.
Quale via di uscita?

È a quel silenzio assordante di quei giorni, ad una Primavera che sembrava anch’essa, come stagionalità esserci contro, che nasce questo canto. Interrogando, scavando e scovando l'intimo umano, tra paure e ansie; “il dove”, “il come” e “il perché” ci eravamo persi.
E nel perdersi, tra una Primavera pigra, attardandosi ad arrivare, quanto avrebbe inciso anche su quella rinascita umana? La risposta già intrinseca in sé è: La capacità di agire e di reagire. Proprio come fa la Primavera. Di adattarsi e sapersi riadattare, rimescolando progetti e prospettive di vita, ma anche di rimettersi in discussione.
Non è solo una poesia che vuole sottolineare quella sottile e caduta condizione della natura umana, ma pone l’accento sulla riflessione e l’osservazione, traendo spunto proprio dalla Primavera stessa. Come anche l'uomo sia capace, dinanzi alle avversità, di trovare quella Primavera di rinascita.
Versi per non dimenticare e, al contempo, ricordare la fragilità umana e la sua condizione di caducità che, a ben pensare, ci deve indicare la strada per non perdersi. La speme, mai ultima e mai per ultima a morire.
A ricordo, testimonianza e memento per il futuro. Apprendendo dalla natura e dalla natura stessa dell’uomo, ogni goccia di pioggia sarà prato in fiore. Rinnovo il mio grazie e con me porto anche i saluti del mio primario di pneumologia Dott Paolo Spinaci e di tutta l’equipe. Giungano a voi i saluti più sinceri da Jesi.






Questo è un comunicato stampa pubblicato il 26-11-2021 alle 19:02 sul giornale del 27 novembre 2021 - 214 letture

In questo articolo si parla di cultura, comunicato stampa

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