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Quando lo sport è rinascita. Alessia Polita si racconta

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È nella giornata di sabato 16 aprile che si è tenuto il secondo incontro organizzato dalla Consulta per le donne e le pari opportunità del Comune di Jesi. È l’ex pilota di motociclismo, Alessia Polita a raccontarsi tra le domande della giornalista del Resto del Carlino, Chiara Cascio.

Quando lo sport è rinascita, questo il titolo dell’incontro che ieri ha visto una grande affluenza nel cortile del Museo “Stupor Mundi”, in Piazza Federico II. Tema, lo sport su due ruote, il motociclismo, da sempre una disciplina coniugata al maschile. “Alessia è un esempio di forza di volontà e coraggio”, ha affermato Gianfranca Schiavoni, fondatrice della Consulta, aprendo l’incontro. L’evento è entrato poi nel clou con l’intervista. Tra le domande della giornalista Cascio, Alessia si è raccontata. Lei, jesina doc, con una passione nata da bambina. Una storia fatta di ostacoli, pregiudizi e stereotipi fino all’incidente dove le sfide di Alessia si trasformano. Ma in tutta la sua vicenda un comun denominatore che riesce sempre a salvarla: lo sport.

“I miei genitori, da piccola, mi hanno sempre impedito di fare motociclismo, ma con il tempo la mia voglia di salire in moto prevalse. Di nascosto, con mio padre, siamo andati a Misano, e per essere la prima volta sono andata molto bene. Da lì ho iniziato, ma i miei sono stati il primo ostacolo da superare”, ha affermato Alessia. Tra pattinaggio, basket, nuoto, e molti altri sport, l’ex pilota jesina ha raccontato la sua grande competizione e voglia di vincere in qualsiasi disciplina tanto da infastidire anche altri: “In pista cercavano di spintonarmi e buttarmi fuori. Se non avessi reagito sarei stata presa di mira, per questo anticipavo ogni loro mossa e il mio carattere forte mi ha sicuramente aiutato”.

Uno sport che, a detta di Alessia, è vita. Lei cresciuta con l’odore di benzina intorno: papà e fratello che correvano. Il destino della jesina era scritto: “Quando ho iniziato nel 2001 eravamo pochissime ragazze (4 in tutta Italia) e non c’era un campionato femminile, quindi correvamo con i maschi. Mi sono ritrovata in un mondo dove non mi è stato concesso nulla, ma sono andata oltre gli stereotipi”.

Un mondo, quello del motociclismo, visto al maschile dove le poche presenze rosa sono etichettate come “maschiacci”, per Alessia non è stato semplice: “Se prima stavo a loro antipatica perché ero una donna in moto, poi sono diventata antipatica perché vincevo e stavo davanti. Sono riuscita a gareggiare ad un mondiale e non è poco per una donna”.

Poi, il fatidico giorno. Il 15 giugno del 2013, alla curva 16 del circuito di Misano, la vita di Alessia cambia: “Quando mi sono risvegliata in ospedale la prima cosa a cui ho pensato fu che non potevo più andare in moto. Per me le motociclette sono tutto. Il dovermi mettere alla prova è tutto”. Un tragico incidente che le procura una lesione midollare all’altezza delle vertebre d12, costringendola a vivere su una sedia a rotelle.

Il suo carattere forte, però, ha sempre cercato di venire fuori anche in questa situazione: “Devi avere la forza di non piangere, ciò che aveva stravolto me non poteva stravolgere gli altri. Ho cercato sempre di dare forza necessaria a tutti coloro che mi erano intorno anche se io dentro stavo morendo”. Un dolore insopportabile, tenuto dentro, ma che Alessia è riuscita a liberarsene anche grazie all’aiuto della penna. Nel 2021 pubblica il suo libro autobiografico “Ride Through” (attraversare). “La penna mi è partita subito. Ho iniziato a scrivere per il mio dolore, per sfogarmi. È iniziata la mia scrittura interiore”.

Una vita dove Alessia da piccola bambina con un amore per le due ruote, è riuscita a farsi donna, a vincere, a toccare la cima e poi, come lei dichiara, toccare il fondo, ma è proprio da lì che ha avuto la forza di rialzarsi e farcela di nuovo: “E’ lì che ho capito forse cos’è la vita, da lì sono ripartita”.

E la sua ripartenza è fatta di sport: basket, nuoto, paracadutismo, kart, sci. Ma nulla riesce a conquistarla come il motociclismo. Fino all’hand bike, lo sport che attualmente Alessia sta praticando: “Questa disciplina non mi ha preso il cuore, ma per ora mi alleno”.

Un allenamento intenso che la vedrà protagonista del prossimo evento a cui la jesina parteciperà. È infatti nella giornata del 14 giugno che Alessia farà la tratta Jesi-Senigallia con la sua hand bike, in un evento dedicato proprio per avvicinare le persone normodotate al mondo paraplegico. “Sarà un’occasione per far conoscere a tutti la voglia che queste persone hanno nonostante le loro difficoltà e una possibilità di chiedere di questa realtà ancora sconosciuta a molti. Sarà un giorno per stare insieme senza alcuna diversità”.

Tanta forza di volontà, voglia di farcela, di vincere e di non arrendersi mai, questa Alessia Polita a 360 gradi. Una donna che si è costruita da sola nonostante l’incidente che l’ha vista rinunciare alle sua amate moto. E sul mondo del motociclismo femminile, l’ex pilota aggiunge: “Siamo in un modo con troppe etichette, ma spero che le persone cambino testa. Noi donne non abbiamo nulla di meno degli uomini, possiamo raggiungere e superare i loro stessi obbiettivi”. Una vita dedicata allo sport che vede come amore a cui dedicare anima e corpo e, sul suo futuro, è positiva: “Prima di chiudere gli occhi qualche titolo voglio portarlo a casa anche in queste condizioni”.

Serata piacevole all’insegna di uno sport con pari opportunità per tutti, senza etichette, catene o stereotipi. Uno sport libero. Prossimo appuntamento sabato 23 aprile con un nuovo tema. L’evento sarà dedicato alla scherma.

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