Spazio elettorale autogestito
Amministrative, Filippo Bartolucci si candida con il PD


Sono Filippo Bartolucci, frequento la facoltà di Lettere Storiche dell’Università di Macerata, ho lavorato per due anni alla CGIL di Jesi e sono un militante di Articolo UNO, di cui ho avuto l’onore di essere delegato regionale al Congresso Nazionale avvenuto il 23 e 24 aprile, a Roma. La foto lo dimostra.
Mi candido, con la coalizione “Jesi città Futura” e nella lista del PD, perché ritengo opportuno ricostruire una forza progressista, popolare e di sinistra. Il compito della sinistra è quello di recuperare la capacità di rappresentanza. Ritornare a difendere gli interessi della parte più debole della società.
Dobbiamo, quindi, a partire da Jesi, rilanciare un messaggio ideale e ideologico: il riscatto sociale. Per affermare un impegno collettivo dalla parte del mondo del lavoro e per i diritti delle persone.
È questo il tratto distintivo della sinistra!
La nostra città, Jesi, vive in armonia nella misura in cui riesce a proporre l’inclusione sociale. Ricordando sempre che la democrazia è la tensione verso forme progressivamente più compiute di eguaglianza.
È ora di costruire una “Jesi Città Futura”, partendo dai valori più alti della tradizione della nostra città. Jesi Città Futura deve vincere perché è una coalizione politica. Coalizione politica significa lottare insieme alle altre forze, che compongono la coalizione, per obiettivi comuni. E politica significa migliorare la vita delle persone tramite la democrazia e la giustizia sociale.
E poi ricordiamocelo: la politica vive se c’è un filo che unisce la realtà con l’utopia. Mi sembra che ci sia una grande differenza con gli accordi elettorali!
“La città futura”, inoltre, fu una rivista ideata da Antonio Gramsci nel 1917. In quella rivista è contenuto il famoso saggio “Odio gli indifferenti”. Non a caso il nostro nome è “Jesi Città Futura”.
Da militante politico penso che la mia presentazione debba toccare anche il tema del drammatico scenario internazionale che stiamo vivendo. La guerra in Ucraina. Non c’è motivo di comprensione verso l’aggressore. Non è un caso se Putin sia stato un punto di riferimento fondamentale della destra italiana, europea e mondiale. Bisogna dirlo: questo è il risultato dei nazionalismi e dei sovranismi. Il nazionalismo è l’incubatore della guerra e la tragedia ucraina conferma questa realtà storica.
Alcuni hanno scritto che si tratterà di una guerra perpetua. È una visione che personalmente mi inquieta. Avremmo bisogno di una nuova conferenza di Helsinki: cioè un accordo per la sicurezza e la cooperazione in Europa all’interno di in un mondo diviso.
Speranza, promozione sociale e diritti: sono questi gli strumenti da utilizzare per allargare la democrazia e le basi di consenso! E questo richiede una chiara concezione del mondo, nella quale torna al centro della discussione la coesistenza pacifica. Le democrazie hanno vinto nella coesistenza pacifica, che significa esistere insieme! Tra culture e società diverse. In un rapporto di Pace.

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