comunicato stampa
Mons. Gerardo Rocconi, il vangelo del 2 aprile domenica delle palme

Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù.
Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!».Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!». Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio;lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: «Sono Figlio di Dio»!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito. Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo. Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.
IL PROCESSO
Oggi, domenica delle Palme, il nostro sguardo è rivolto a Cristo che ormai è arrivato al momento fondamentale della sua missione. Anche se innocente viene processato come un delinquente. Lo stesso Pilato tenta di dissociarsi da chi vuole la morte di Gesù. Ma si sente dire dal popolo: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli» . E’ proprio vero: Non sanno che quella parola assurda, in realtà rientra nel progetto di Dio: Quel sangue ricade su ogni peccatore per purificarlo e salvarlo: Nel suo sangue noi siamo salvati, dice San Paolo più volte. Per quel sangue abbiamo la redenzione. Dio ci ha amati anche nel nostro peccato, Dio ci ha soccorso nel momento più terribile della fuga. E anche nel momento in cui è in balia dei soldati, Gesù proclama la sua regalità: le spine, il mantello, la canna: rappresentano la corona, il mantello regale, lo scettro. Tutto serve per umiliarlo e deriderlo. In realtà è il vero re, diverso dagli altri, che regna non prendendo la vita altrui, ma donandola. Tutto il vangelo a questo punto è la narrazione burlesca di una intronizzazione regale. Ma attraverso queste burla, Dio dice sul serio. Fra poco ci sarà il corteo regale (la via crucis) e poi l’intronizzazione vera e propria (salita in croce).
LA VIA CRUCIS
Breve è il tragitto dal Pretorio al Golgota. Il Golgota è appena fuori le mura di Gerusalemme. Oggi è dentro le mura e dentro la basilica del Santo sepolcro. Un percorso di quattrocento metri circa. Ma troppi per chi è stato flagellato. Per questo Simone di Cirene deve portare la croce di Gesù. Simone rappresenta il discepolo del Signore: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16,24). Non sa che gli viene fatto un dono, lo capirà in seguito. E così arrivano al Golgota, in questo piccolo rilievo subito fuori della città.
LA CROCIFISSIONE E LA TENTAZIONE
E Gesù viene crocifisso. Ed ecco la tentazione, la più terribile. Quelle tentazioni iniziali che proponevano a Gesù di realizzare un certo tipo di messianismo ora si ripresentano nella maniera più pesante: Scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui... Ma Gesù rimane al suo posto, modello di tutti i crocifissi, chiamati a stare al loro posto. Gesù non scende, non prende una rivincita, non dimostra la sua verità: rimane in silenzio. E’ vincitore nel dono di se stesso e non nel vincere sugli altri. Ci aiuta a comprendere Fil 2,6 ss dove si parla dell’annientamento di Gesù, del suo svuotamento, del suo consumarsi come un olocausto: una obbedienza portata alle estreme conseguenze: ma è per quell’obbedienza che siamo stati salvati! E finalmente poco prima di morire (46) Gesù grida: Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato? Sono le prime parole del salmo 22. E’ la supplica di chi vive il silenzio di Dio, in un profondo senso di abbandono. Nulla è stato risparmiato a Gesù, nemmeno la sensazione di essere abbandonati da Dio, con il timore di non essere nella sua volontà, senza quindi la pace che viene dalla consapevolezza dell’obbedienza.
LA MORTE
E Gesù da un gran grido . E’ il momento della rottura del cuore, ma è anche il primo vagito di una vita che nasce. Infatti Gesù dona lo Spirito che tutto rinnova, per cui il deserto può diventare un giardino. Per quelle piaghe siamo guariti, per quella morte ci è ridata vita! E in quel momento capitano segni rivelatori: la terra tremò, le rocce si spezzarono. Tutto ciò indica che è finito un vecchio mondo e ne inizia uno nuovo, è il momento della nuova creazione. Ora c’è solo da battersi il petto, convertirsi, accogliere il dono. Quella morte è per noi, è sorgente di vita e resurrezione per noi. E il primo atto di fede è proprio del centurione che ha comandato il gruppo dei soldati chiamati ad eseguire la condanna: Davvero costui era Figlio di Dio! (54) E’ il primo di una moltitudine di malvagi chiamati a riconciliarsi con Dio e a riconoscere il dono della vita che ci è fatto. E anche quei soldati ci rappresentano: Da peccatori che eravamo per la misericordia di Dio siamo stati riconciliati. E così da quella morte che per la misericordia di Dio si trasforma in resurrezione nasce la chiesa, comunità dei salvati. La nostra gratitudine nasce dalla certezza di essere stati salvati. non per merito, ma per l’amore sconfinato di Dio.

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