comunicato stampa
Gay Pride: il Popolo della Famiglia, i diritti sono altri


il Pride di Jesi - continua Cinti - ha l’obiettivo dichiarato dalle organizzatrici di "Scendere in piazza per un grande e festoso corteo, perché pride significa orgoglio e noi siamo orgogliose di non essere come ci insegnano, orgogliose di dare al piacere e al desiderio la priorità sulla norma, di camminare per strada non normate secondo gli standard di bellezza, di abilità, di sesso biologico, di ruoli di genere che il mondo capitalista ci impone da sempre".
Prima di entrare nel merito di questa discutibile manifestazione, vorrei soffermarmi su quella (organizzata dal movimemto transfemminista, stesso organizzatore del pride) a favore dell'aborto ad Ancona lo scorso 6 maggio. Quella in cui con insulti gratuiti, anche nei confronti della Chiesa, è stato costretto, in modo violento, ad andarsene chi democraticamente protestava contro la sfilata.
Ricordo, inoltre, la violenza con cui è stato trattato Mario Adinolfi , alla presentazione del suo libro "Contro l'aborto" a Jesi.
Adinolfi ha dovuto essere scortato dalle forze dell'ordine a garanzia della sua incolumità.
Anche questo episodio vede protagonista, tra gli altri, il movimento transfemminista.
Fatta questa doverosa premessa passiamo ora alla manifestazione di Sabato.
Mi chiedo con che coraggio il movimemto transfemminista pretenda siano riconosciuti dei diritti, quando è il primo a non rispettare quelli degli altri.
"Diritti" poi, che diritti non sono.
Uno tra i vari reclamati: L'utero in affitto che in Italia è reato ( anche solo pubblicizzarlo).
I diritti, quelli veri - conclude Cinti - sono altri: Il diritto dei bambini a nascere, il diritto di avere una mamma e un papà come natura (che prevede due sessi determinati dai cromosomi xx e xy e non più di 50 generi) ha stabilito e il diritto di essere considerati persone, non un oggetto da comprare per soddisfare i desideri (che, lo ricordiamo, non sono diritti) di ricche coppie, omo o etero che siano.
Che facciano pure il loro pride, la Costituzione della Repubblica Italiana permette di manifestare la propria opinione e noi, contrariamente a loro, rispettiamo il loro diritto di manifestare.
Non resteremo in silenzio, però, di fronte alla vera discriminazione, quella verso i bambini, verso la famiglia naturale e anche verso le donne in difficoltà, alle quali non è data nessuna scelta se non quella di abortire"

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