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"Jesi Queer", il primo Pride cittadino, ha colorato le vie dal palaTriccoli a piazza della Repubblica

2' di lettura
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di Michele Paoletti
redazione@viverejesi.it


Erano circa in duecento al corteo "Jesi Queer", radunatosi oggi (17 maggio) al PalaTriccoli intorno alle 15:30, per muovere alle 17:00 in punto verso piazza della Repubblica.

Si è trattato del primo “Pride” della città di Jesi, ("Il primo pride non si scorda mai", recitava appunto il logo della manifestazione), che ha seguito la "onda Pride 2023", la quale ha visto eventi un po' in tutto il Paese, incluso il “Marche Pride” di Civitanova Marche. Se è vero che il significato di “queer” è “sessualmente, etnicamente o socialmente eccentrico rispetto alle definizioni di normalità codificate dalla cultura egemone”, il successo della manifestazione jesina è stato innegabile. Il corteo colorato e polemico, preceduto da un furgoncino (chiamato "la furga" dalle organizzatrici) che diffondeva musica, ha generato curiosità, allegria e portato le istanze e le rivendicazioni dei partecipanti LGBTQ. Più volte il gruppo, composto in gran parte da giovani, ha effettuato delle tappe (ai Giardini di viale Cavallotti, lungo corso Matteotti e, infine, all'arrivo in piazza della Repubblica) durante le quali venivano effettuati interventi e urlati slogan. “Immaginiamo una città transfemminista, queer, alleata - scriveva sul loro profilo facebook 'Colla - Collettiva Transfemminista Jesi' -. Anche nel nostro territorio sentiamo il desiderio di organizzare un Pride, come momento di lotta, rivendicazione, autodeterminazione, festa".

Un discreto ma nutrito schieramento di Polizia e Carabinieri ha scortato il corteo. Il puntuale lavoro degli agenti della Polizia Locale ha invece ridotto al minimo i disagi al traffico. Non ci sono stati momenti di tensione, anche se s’è verificato un intoppo all’incrocio tra via Mura Occidentali, corso Matteotti e via Pastrengo, dove le colonnine a scomparsa all’inizio della zona pedonale del corso hanno impedito alla “furga” di continuare a precedere il gruppo. Unica nota stonata un passante isolato che, all'altezza dei giardini pubblici, ha urlato un estemporaneo “andate a lavorare!”, ma è stato (giustamente) ignorato dal corteo e sovrastato dalla musica. “Siamo tutti i tuoi incubi”, recitava un cartello delle manifestanti: evidentemente il signore l'aveva presa sul personale...

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