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comunicato stampa
"Patrizio di Massimo Antologia", fino al 3 settembre la mostra a Jesi

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da Organizzatori


Fino al 3 settembre sarà possibile visitare a Jesi la mostra Patrizio di Massimo Antologia (2013-2023) nelle due sedi dei Musei Civici di Palazzo Pianetti e di Palazzo Bisaccioni. La mostra riunisce la produzione dell’artista degli ultimi dieci anni e testimonia l’evoluzione di una ricerca pittorica che lega suggestioni tratte dalla storia dell’arte di ogni tempo a un immaginario intimo, denso di riferimenti al quotidiano familiare rivisitato in chiave simbolica, fantastica, ironica e grottesca insieme.

Il percorso espositivo, studiato dai due curatori Massimo Vitangeli e Ludovico Pratesi, si articola attraverso i nuclei tematici che caratterizzano il lavoro di Patrizio di Massimo: gli Autoritratti, i Ritratti di famiglia, i Litigi, i Ritratti, le Storie d’amore, gli Esoterici. Si tratta della più ampia antologica realizzata dall’artista, nato a Jesi nel 1983 e residente a Londra, per la quantità di opere in esposizione provenienti da importanti collezioni italiane e documentate nel pregevole catalogo Quodlibet in cui sono riunite più di cento opere. In occasione della mostra l’artista ha realizzato un grande trittico ispirato alla Deposizione di Lorenzo Lotto di Palazzo Pianetti e un autoritratto intimo per Palazzo Bisaccioni che si confronta con i celebri artisti del passato presenti nella collezione d’arte antica della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi.

Una pittura attrattiva e seducente quella di Patrizio di Massimo che ci incanta con i temi della quotidianità, della vita di tutti i giorni, di una intimità domestica di cui egli stesso è estasiato contemplatore. Scene del tutto terrestri e concrete che puntano all’aneddotica sul grande filone della peinture de la vie moderne, quella delle colazioni sull’erba, le regate, i bar e i balli, le passeggiate, le fanciulle che si lavano e si pettinano e le tante altre occupazioni che si compiono ogni giorno nella tranquilla e agiata vita “borghese”, aggiornata da uno sguardo laico e realista nell’assunzione dei soggetti e dei motivi contemporanei. Eleganze, forme sofisticate degli oggetti e degli arredi, stoffe e tappeti arabescati, accessori colti con un “finito” minuzioso che esalta i dettagli, tangibili e concreti nella sovraesposizione di realtà. Tanta tecnica, affinata con lo studio e l’esercizio, capace di rendere la consistenza fisica e i valori tattili delle superfici, dei decori, dei panneggi, dei rasi e dei velluti.

Una pittura che ci parla con i linguaggi che comprendiamo, quelli della comunicazione, della pubblicità e della moda, che non si curano delle gerarchie disciplinari, che mescolano “alto” e “basso” della cultura, dell’arte e della vita, che ricattano il “decorativo” quale elemento risorgente nella contemporaneità: l’ornamento, infatti, dilaga nelle superfici architettoniche, nei pattern delle tecnologie digitali, nell’esuberanza delle forme degli oggetti, nell’impatto emozionale degli edifici, nel riemergere nell’arte di esperienze fondate sulla seduzione visiva, nella spettacolarità cui tendono tutte le nostre manifestazioni, nell’esuberanza visiva delle identità etniche e così via, perfino nelle immagini dell’infinito cosmico che ci restituisce James Webb.

Una pittura che ci provoca tanto è fatta, costruita e intrisa di rimandi e citazioni ricavate dalla storia dell’arte, cosicchè ciascuno di noi può riconoscervi qualcosa di conosciuto e di familiare: ora è la classicità greca, ora Raffaello, Bronzino o Parmigianino, Caravaggio, ora il Doganiere Rousseau, e poi Otto Dix, i protagonisti del Realismo magico tra le due guerre, la Pop Art… Ma che cosa ci racconta questa pittura? Ci dice che gli ambienti in cui viviamo quotidianamente possono accendersi di fiammanti meraviglie, che questa dimensione è in grado di ospitare l’incanto se solo siamo in grado di avvertirlo, ci dice quello che siamo, come siamo e come potremmo diventare disegnando i nostri orizzonti di senso, i miti che rincorriamo, le ossessioni e idiosincrasie, le ansie e le paure rendendo manifesti i mostri che si agitano al di sotto delle nostre certezze. L’arte non po' salvare il mondo ma può modificarci, acuire la sensibilità anestetizzata dall’abitudine, risvegliare le emozioni dei nostri cuori induriti, far volare l’immaginazione, massaggiare la materia grigia e indurre comportamenti trasformativi.

Le opere di Patrizio di Massimo rappresentano, complessivamente, un grande autoritratto della pittura e dell’artista in quanto tale. Collezionista di sensazioni e di materiali che con abilità e virtuosismo manipola, spericolato equilibrista di manifesta forza muscolare, creatore di scintillanti fantasmagorie proteso continuamente al superamento del limite come un mangiatore di coltelli o un uomo proiettile nella grande sfida che la pittura ingaggia da sempre con la realtà. Questo è il grande circo della pittura: lo spettacolo più bello che c’è!








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